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Giuseppe Esposito e il sogno della scrittura nato sui banchi di scuola

“Extrema ratio” è un giallo ambientato negli anni Venti a Salerno

L’autore di racconti e romanzi Giuseppe Esposito nasce a Napoli nel 1948, si laurea in Ingegneria e ha lavorato come dirigente e consulente di Direzione d’Azienda in Italia e all’estero. Ha collaborato col quotidiano “La Città” di Salerno, ed è responsabile della Rubrica “Cultura” sul quotidiano on line Salerno news 24. Con La stamperia del Valentino ha pubblicato Vacanze ad Ischia, Delitto agli studios, L’ombra della loggia, Il marchese infingardo, Morte di un Robespierre, Finalista al Premio Garfagnana, in Giallo 2019, Un uomo da poco, Finalista al Premio Garfagnana, in Giallo 2021 e Paura ai Grandi Magazzini.

Sei laureato in ingegneria, come nasce la passione per la scrittura?

“La passione per la scrittura è un sogno nato sui banchi di scuola e che mi sono portato appresso per tutta la vita. Dopo il liceo, al momento della scelta della facoltà universitaria, entrarono in gioco elementi della vita reale a spingere per una facoltà che garantisse un rapido ingresso nel mondo del lavoro e ingegneria era certamente ai primi posti, in un’Italia in pieno boom economico. A me sarebbe piaciuto intraprendere una carriera giornalistica o universitaria, ma la mia famiglia non aveva la possibilità di mantenermi ancora a lungo e quindi, obtorto collo, dovetti abbandonare i campi che più mi attiravano. Comunque, la laurea in ingegneria mi ha permesso di raggiungere traguardi importanti e di avere grandi soddisfazioni. Sono stato a lungo un dirigente di grandi aziende ed ho viaggiato molto in tutto il mondo. In quei viaggi erano miei compagni sempre dei libri cui mi dedicavo la sera, al ristorante o in albergo. Ho vissuto il mondo della scrittura quale fruitore delle opere altrui, cosa che ha sempre acuito il rimpianto. Ho accumulato in casa una raccolta di oltre tremila volumi. Ma spesso i rimpianti erano rinfocolati da particolari ricordi. Uno tra tutti spesso tornava a galla e riguarda l’ultimo compito in classe di italiano dell’ultimo anno di liceo. La traccia assegnataci era ‘Commiato’ ove esso era riferito alla fine della scuola. Io però volli dare un’interpretazione di tipo sentimentale e mi riferii all’abbandono tra due innamorati. Il risultato fu che quando ci furono distribuiti i compiti corretti, in calce al mio vi era come voto 9 e come motivazione quella di essere uscito fuori tema. Oltre a ciò, il professore (che sarebbe poi diventato un accademico dei Lincei) aveva in più punti sottolineato una ispirazione presa da Maupassant. Autore che, all’epoca, non avevo ancora letto”.

Come ti avvicini al genere letterario noir?

“Quanto al genere letterario scelto, bisogna che io dica che per me la divisione della narrativa in generi non ha senso. In fondo la trama di un giallo non è altro che un pretesto per parlare dei problemi dell’uomo. L’investigatore è infatti un uomo che cerca la verità ed in tale figura io mi riconosco. In fondo nel noir o nel giallo emergono nei colpevoli tutte le pulsioni dell’animo umano e la lotta contro i loro effetti è ciò che nobilita il ruolo dell’investigatore, non più sbirro, come in passato ma come, ma come garante della Giustizia, nella sua accezione migliore. A ben guardare i gialli sono le favole dell’epoca moderna, sono il solo mondo in cui davvero la giustizia trionfa”.

L’ultimo giallo è “Extrema ratio” ambientato nella Salerno degli anni Venti. Di cosa tratta?

“Quanto al mio romanzo più recente ‘Extrema ratio’, esso è ambientato nella Salerno dei primi anni Venti. Anni in cui il fascismo si andava affermando. Esso però non aveva ancora consolidato la sua presa sul potere ed al suo interno convivevano due anime: quella dei fascisti duri e puri alla Aurelio Padovani e quella più dialogante che riteneva che per affermarsi definitivamente occorreva cooptare nella gestione del potere le vecchie classi liberali, quelle cioè che avevano detenuto il potere fino a quel momento. La stessa dicotomia si era venuta a creare in seno alla federazione fascista salernitana. A capo di essa vi era il segretario provinciale Matteo Accardi amico di Padovani, ma a capo della corrente avversa vi era un suo acerrimo nemico Mario Jannelli. Tra l’altro il federale Accardi era un napoletano imposto dal centro a capo del partito a Salerno. In questo clima infuocato avviene la scoperta del cadavere, presso la Crestarella di Vietri, di una ragazza uccisa. Il delitto diviene un casus belli che rinfocola lo scontro tra le due fazioni del PNF provinciale. Il caso da criminale rischia di diventare politico. Jannelli cerca di fare pressioni sul commissario Gennaro Acquaviva (anch’egli napoletano trapiantato a Salerno). Per fortuna il nostro commissario, grazie al suo intuito ed alle sue doti di investigatore riesce a risalire al movente del delitto che è di tipo sentimentale e a scoprire l’assassino. Sfugge così alla morsa politica che rischiava di stritolarlo e riesce a far trionfare ancora una volta la giustizia, come avviene sempre nelle favole”.

Oggi cosa consigli ai giovani che vogliono affacciarsi e investire nel campo dell’editoria?

“Quanto ai giovani che volessero invece intraprendere una carriera nel mondo editoriale occorre che tengano presente ciò che tale mondo è divenuto al giorno d’oggi. Esso è un mare assai periglioso e pieno di trabocchetti che possono provocare tragici naufragi. L’editoria odierna ha mercificato la cultura e ha fatto diventare il libro un oggetto di largo consumo, simile a una saponetta o a un dentifricio. Con quelle stesse tecniche esso viene immesso sul mercato e più che ai contenuti si guarda alla notorietà dell’autore. Gente che spesso nulla ha a che fare con la scrittura, ma è gente giunta alla notorietà per altre vie, quale ad esempio la televisione. I filtri adottati per la scelta dei volumi da pubblicare quasi mai fanno riferimento alla qualità, ma solo alle previsioni di vendita ed alla pubblicità. Campo in cui le aziende investono solo quando hanno la certezza di un ritorno economico non incerto. Da questo punto di vista un esordiente ben difficilmente riesce ad emergere. Rischia inoltre di essere vittima di approfittatori quali gli editori a pagamento. La rete delle piccole librerie con cui i lettori potevano intrattenere un rapporto fiduciario si sta scomparendo e la vendita di libri è sempre più nelle mani delle grandi catene o addirittura di colossi del web, quali Amazon. I giornali hanno oramai tirature risibili e sopravvivono solo grazie ai contributi dello Stato. I loro dipendenti sono oramai solo collaboratori esterni pagati qualche decina di euro ad articolo. Pertanto, chi volesse intraprendere l’attività giornalistica deve sapere che ben difficilmente essa garantisce un reddito per poter condurre una vita dignitosa. Insomma, pensare di avventurarsi in quel pelago oscuro bisogna esser dotati davvero di una passione profonda, essere dei lettori insaziabili, quale precondizione essenziale e forse anche di un pizzico di incoscienza”.

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