“Storicamente, Napoli fu sempre una città fedele a Roma. È noto che per il culto di Cerere le sacerdotesse erano reclutate da Napoli, ove esisteva un prestigioso sacerdozio preposto a quel culto”
Il professore Stefano Arcella è uno dei massimi studiosi italiani di culti misterici, in particolar modo del culto di Mithra che si diffuse in Italia nel I secolo d. C.. Basti pensare ai molti mitrei diffusi nella penisola italica, in particolare quello nell’attuale basilica di San Clemente a Roma. Ha scritto diversi saggi ed opere che la loro prosa agevole e fluida non sono esclusivamente destinati ad un pubblico di esperti in materia. La sua ultima fatica è “Il dio splendente – i misteri romani di Mithra fra Oriente e Occidente”.
Alcuni studiosi vogliono sovrapporre la figura di Mithra a quella di Cristo. Che differenze ci sono in realtà?
“Si tratta di divinità molto diverse. Mithra è un dio invitto, ossia sempre vincitore sul toro simbolico. Nel linguaggio epigrafico delle descrizioni del mithraismo romano egli è ‘Deus sol invictus Mithra’. Il processo di morte/rinascita concerne il toro che simboleggia l’incoercibilità degli istinti e delle passioni dell’uomo, della sua condizione ordinaria. Il toro colpito dal pugnale di Mithra muore ma dalla sua coscia nasce la spina di grano; il simbolismo vegetale è un simbolismo verticale. La forza della pianta spezza la zolla di terra e ascende verso la luce e verso il Sole, a simboleggiare la spinta dell’uomo – iniziato ai misteri del sole – verso la trascendenza. Peraltro si tratta di un culto misterico, riservato agli iniziati, a differenza del culto del sol invictus fondato dall’Imperatore Aureliano (275 d. C.) che era un culto pubblico, di stato. Mithra era l’aspetto misterico, della spiritualità solare ed è attestato a Roma almeno dai tempi dell’Imperatore Domiziano, con riferimenti al dio della tebaide del poeta latino Stazio. Ciò in estrema sintesi. Gesù Cristo è configurato nella dottrina cattolica quale dio incarnato che vive una vicenda di passione, morte e resurrezione. La morte/resurrezione aveva già riguardato altre divinità del mondo antico: Dionisio, Osiride, Attis. La peculiarità del Cristo è la sua incarnazione, il dio fatto uomo. Inoltre, il cristianesimo, se nei primi secoli presentava caratteri tipici delle comunità misteriche, dal IV sec. d. C. in poi, diviene una religione aperta a tutti, fino a diventare, sul finire del IV secolo, l’unica religione di Stato nell’Impero (mi riferisco agli editti dell’Imperatore Teodosio del 391/392 d. C. che proibivano i culti celebrati dai Maiores, quelli che , nella vulgata, sono definiti i ‘culti pagani’. Di questo processo storico religioso del cristianesimo ho parlato ampiamente nel ‘Misteri del sole’ (Controcorrente, Napoli, 2002) e nell’ultimo libro, ‘il dio splendente’ (Arkeios/Mediterranee, Roma, 2019). Vi sono anche alcune parziali somiglianze, fra i due culti: il pasto sacro Mithriaco e l’Eucarestia cristiana; la iniziazione al Miles mithriaco che ritroviamo, con caratteri simili, nella Cresima cristiana (il soldato di Cristo) che sorse, in realtà, come sacramento autonomo, molto più tardi; il Pater mithriaco (settimo e massimo grado dell’iniziazione) e il Santo Padre del Cattolicesimo occidentale. Entrambi i culti nascono nel bacino culturale dell’ellenismo, ma sviluppano caratteri molto differenti”.
Come è possibile, se è possibile, per l’uomo contemporaneo vivere in misteri antichi?
“Di questo tema mi sono ampiamente occupato nel capitolo La via solare nel XXI secolo, in Il dio splendente. La scienza dello spirito di Rudolf Steiner nonché i contributi, gli approfondimenti, degli esoteristi Giovanni Colazza e Massimo Scaligero e anche quelli di Pio Filippani Ronconi ci indicano una via di realizzazione spirituale sperimentale, molto empirica, in forme adatte alla costituzione interiore dell’uomo moderno e contemporaneo. La Tradizione è sempre viva perché è sempre nuova, oltre il retaggio sacrale delle forme del passato, con riferimento a tutti i ritualismi cristallizzati. Essi sono il ‘pensiero pensato’ ,fisso, irrigidito”.
Cosa può dirci sul concetto di salvezza? Anche nelle antiche credenze misteriosofiche si insisteva su questo concetto?
“I Misteri del mondo antico avevano un aspetto fortemente soteriologico. Il fine dei Misteri era il conseguimento, da parte del miste, dell’adepto, della isothèos physis, la natura divina, per cui l’adepto diveniva l’eidolon, l’immagine del dio La salvezza dell’anima, in questo contesto, non era per tutti, ma per coloro che avevano compiuto un itinerario iniziatico in cui avevano conseguito la purificazione, poi la graduale elevazione interiore per unificarsi al Divino. Nella dottrina mithriaca, in particolare, l’anima che, discesa verso la nascita terrena, aveva attraversato sette sfere planetarie, in ciascuna acquisendo la veste di una determinata passione, poi, nel cammino iniziatico, attraversava sette gradi, sette ‘sfere’ o ‘porte’, liberandosi progressivamente nelle impurità che aveva in precedenza acquisito. Peraltro, nel mondo classico, si distingueva fra due possibilità diverse nel post-mortem: i Campi Elisi – riservati agli iniziati- e il ‘mondo delle ombre’, per coloro che non avevano compiuto un cammino di purificazione. Questa salvezza, nei Misteri, era perseguita diversamente, a seconda delle varie vie praticate: vi era quella apollinea (nei regni ellenistici Mithra era assimilato ad Apollo quale ‘dio della luce’), quella dionisiaca, ma anche il percorso dei Misteri della terra (Eleusi) e quello dei misteri di Cibele e Attis”.
Secondo lei il culto di Maria nella Chiesa Cattolica è connesso ad antichi culti mediterranei della dea madre?
“Indubbiamente la rappresentazione cattolica di Maria presenta affinità simboliche e iconografiche con la dea Iside (il simbolismo stellare, la dimensione celeste) e anche con Cibele. Il culto popolare della Madonna presenta, talvolta, affinità di rituali con quello di Cibele. A Napoli abbiamo il culto della Madonna dell’Arco che viene celebrato con le musiche e danze che ricordano i caratteri rumorosi del culto di Cibele ricordato da Catullo nei suoi versi. Tuttavia, va rilevata una differenza di fondo: il culto della Madonna è aperto a tutti, in una prospettiva di fede religiosa e di riconoscimento dei dogmi della Chiesa Cattolica. I Misteri di Iside erano riservati agli iniziati, come anche quelli di Cibele. Vero è anche, però, che attorno a questi culti misterici, si sviluppava e si articolava tutta una serie di celebrazioni pubbliche, come avveniva nei Misteri di Dionisio. I misteri di Mithra avevano, invece, un carattere rigorosamente ed esclusivamente misterico”.
Perché Roma e Napoli (l’antica Palepoli) sono cosi indissolubilmente legate?
“Storicamente, Napoli fu sempre una città fedele a Roma, in particolare durante la guerra e l’invasione di Annibale in Italia. Peraltro è noto che – come ci informa Tito Livio- per il culto di Cerere da celebrare a Roma, le sacerdotesse erano reclutate da Napoli, ove esisteva un prestigioso sacerdozio preposto a quel culto. Se esaminiamo inoltre il vocabolario delle istituzioni statuali del Regno di Napoli -al tempio, ad esempio, degli Angiò-Durazzo (Re Ladislao.1394-1414)- queste istituzioni erano ispirate all’antico ordinamento romano. Su questo aspetto rinvio al testo di Alessandro Cutolo su Re Ladislao. Napoli, pur essendo una città di origine greca, a partire da Palepoli e poi con Neapolis, ha sempre avuto un rapporto preferenziale con Roma, quasi una sua manifestazione, come si può notare anche dal simbolismo cromatico: i colori della città-il rosso e il giallo-sono simili ai colori di Roma Imperiale. E questo simbolismo cromatico ha una storia molto antica”.