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Vannacci, la pubblicità, gli influencer e la politica del nulla

Ve la ricordate la Pubblicità Progresso che i canali nazionali della TV emanavano ed emanano tutt’ora con ben altro spirito, per educare i cittadini all’uso corretto di una determinata situazione, su come affrontarla o far presente l’opera governativa in un determinato contesto?

Io penso di sì, fermo rimanendo che adesso la TV – da quel che mi risulta – è vista da poche persone che preferiscono la iper connessione sui social anche per avere notizie di quarta mano.

La pubblicità, secondo me, è la leva psichica del capitalismo e del consumismo all’eccesso che fa degli italiani un popolo scontento di non avere ciò che ha il nemico o l’amico e amplificando quindi il desiderio di avere un prodotto in più, più nuovo che gli altri non hanno, ma con il laconico risultato che ragionando tutti allo stesso modo, tutti hanno la stessa cosa e rimangono nella illusione di appartenere ad un élite perché hanno un determinato prodotto solo loro.

Sostanzialmente dei coglioni.

È un modus operandi su cui la geniale Ferragni ha creato un impero economico in quanto ha capito, manco fosse Carl Gustav Jung e avesse letto l’onirico “Libretto Rosso” (introvabile sul mercato), come ragiona un occidentale e soprattutto gli italiani.

Ma non è la sola dal momento che attualmente, ci sono più influencer che medici o avvocati.

Ed è tristissimo.

Purché se ne parli diventa la frase totem e magica dell’anima della pubblicità.

Sul punto mi viene in mente Umberto Eco che affermava che i social davano l’occasione a stuoli di cretini di dire la loro su ogni cosa (io ne sono un esempio) mentre un tempo venivano azzittiti al bar, magari con sonoro ceffone educativo.

Aveva ragione.

Il caso vuole che un uomo dello Stato, il generale Vannacci, abbia scritto un libro che tuona contro il sistema del politicamente corretto e suscitando le ire della sinistra che è stata accontentata dal governo di asserita destra rimuovendolo dall’incarico e dimostrando che cambiando gli ordini degli addendi il risultato non cambia.

Vannacci ha in sé il peccato originale che presumibilmente non è di sinistra e quindi è stato doppiamente massacrato perché non ha detto cose (che in realtà pensano tantissimi italiani) in linea con il pensiero conforme della neo borghesia arricchita e sostanzialmente burina, ma il contrario e suscitando quindi un moto di rivolta popolare dai soliti ben pensanti che invece hanno indirettamente fatto la pubblicità ad un libro che ha meno dignità culturale delle rubrica “lo sapevate che…” della Settimana Enigmistica.

E grazie alla pubblicità negativa è in testa alla classifica dei libri più venduti e superando la compianta Murgia, che – pace all’anima sua – in quanto dispensatrice di odio non era da meno, ma invece considerata paladini dei diritti (di chi le piacesse e non di tutti) perché anche lei presumibilmente non di destra.

Ora non entro nel merito delle affermazioni di detto generale perché gli darei una importanza non militare, ma pettegola al pari dei 4 anziani che giocano a briscola nei bar delle frazioni appenniniche alternando bestemmie a vino bianco, ma se da una parte l’articolo 3 della nostra bellissima Costituzione garantisce la libertà di pensiero a tutti, dall’altra un uomo al servizio dello Stato e che ricopre una carica apicale, sarebbe dovuto essere stato più accorto perché sputtana lo Stato che rappresenta.

E quindi il Governo per non essere tacciato ulteriormente di fascismo (ah ah ah) ha dovuto per forza di cose prendere le distanze e sul punto ha fatto bene per non dare le certezza a quella sinistra al caviale che sbandiera il pericolo fascista ad ogni piè sospinto.

Paradossalmente è l’ennesimo autogol della sinistra de noantri che ha una visione politica d’insieme che in confronto Fedez è Berlinguer e a motivo del quale doveva sì esternare disappunto, ma non estremizzarlo per non fare pubblicità a questo Rommel della penna (magari per lui) che avrebbe meritato l’oblio cosmico.

Questo perché se da una parte la pubblicità è l’anima del commercio, dall’altra si sa che nell’intimo gli Italiani sono da una parte degli eterni cazzini, dall’altra reazionari e quindi si ritrovano a discutere del nulla per far dispetto all’altro.

Non per nulla la campagna elettorale della sinistra – parte di essa estrema – prima delle votazioni ha visto la Meloni postata sui social a testa in giù (simil piazzale Loreto) e provocando negli italiani la reazione di votarla, in considerazione che noantri non siamo né fascisti né comunisti, ma sostanzialmente un popolo che non vuole rotture di palle e se ce le rompono facciamo il contrario con il risultato che un libretto come quello di Vannacci è in testa alle classifiche dei libri più venduti al pari – al tempo – di quelli del mancato premio Nobel della Letteratura Fabio Volo.

Flaiano sul finire degli anni 60 affermò: “Fra 30 anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la TV”.

Aveva capito che sostanzialmente siano analfabeti tanto che la Settimana Enigmistica è più conosciuta della Treccani e indirettamente che la pubblicità sarebbe stata il motore della società.

Meritiamo l’estinzione.

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