Tre giorni, a Roma, alla presenza del presidente del Senato, undici ministri e i vertici dell’avvocatura, della magistratura e delle forze dell’ordine, i leader dei partiti dell’opposizione
È iniziato il Salone della Giustizia 2023 a Roma, una tre giorni giunta alla quattordicesima edizioni che vede confrontarsi eminenti giuristi, esperti di diritto e componenti del governo.
Tanti sono stati gli interventi nel corso della giornata, partendo dalla lettera del Presidente del Senato, Ignazio La Russa che non ha potuto partecipare, fino all’intervista di Piero Sansonetti a Giovanni Russo, il Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, passando per il confronto tra Debora Serracchiani e Giuseppe De Bellis, direttore di SkyTg24.
Data la grande quantità di panel si è deciso di riportare i resoconti solo di alcuni ritenuti da chi scrive più attuali e dal dibattito molto vivace.
Dopo le presentazioni degli organizzatori abbiamo assistito alla tavola rotondo moderata da Paolo Liguori, direttore di Tgcom24, che vedeva la partecipazione dell’onorevole Carlo Nordio, ministro della Giustizia, della professoressa Paola Severino, presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, della dottoressa Margherita Cassano, presidente della Corte di Cassazione e del professore Alfonso Celotto, ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi Roma Tre.
Etica e giustizia, questo era il tema della discussione, ad aprire i lavori il ministro Nordio che subito è entrato nel merito della questione dicendo che: “Etica e giustizia spesso non corrispondono. Basti prendere come esempio l’esistenza di reati considerati universali, già presenti e stigmatizzati nella Bibbia, come l’omicidio e il furto, mentre altri vengono considerati tali in base all’epoca, prima l’adulterio era reato, adesso no e viceversa. Grave è quando il magistrato invece di seguire la legge segue la sua etica, ma ancora peggio quando applica le leggi pensando di seguire l’etica dello Stato”. Incalzato sul tema risponde anche sulla riforma della giustizia e dei rapporti con l’Europa che, a detta del ministro, sono ottimi e che si sta raggiungendo il completamento degli obbiettivi prefissati, non immediatamente, a causa della sedimentazione giudiziaria, ma a piccoli passi. Sulla riforma poi si concede una battuta sul fatto che vuole “enfatizzare la presunzione di innocenza e garantire l’efficacia della pena e che l’inasprimento di alcune pene, come quelle sulla violenza di genere sono un segnale forte dello Stato per far vedere l’interesse e la presenza, più che una reale efficacia preventiva”. Infine sul tema carceri, dato il problema della sproporzione tra le strutture detentive e il numero dei detenuti, spiega come si sta lavorando per identificare degli edifici pubblici dismessi, in particolare le caserme per trasformarle in case circondariali abbattendo i costi della ristrutturazione facendoci lavorare gli stessi detenuti, in modo tale da avviarli già a un lavoro, per un percorso rieducativo totale.
Dopo il ministro la parola viene presa dalla presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano che risponde alla domanda di Liguori sull’imprevidibilità delle sentenze dei giudici di Cassazione, sostenendo che in realtà quell’imprevedibilità non è solo della Cassazione, ma anche dei due precedenti gradi di giudizio e che di imprevedibilità non si può parlare e sarebbe più corretto dire di diverse applicazioni della legge. Applicazione che non è una questione meccanicistica, bensì è operata dell’essere umano e, di conseguenza, non perfetta, ma perfettibile. La professoressa Paola Severino, nonché ex ministro di Grazia e Giustizia, interviene invece trattando il tema della corruzione e della posizione di punta dell’Italia nella lotta anticorruzione che vede esperti italiani andare in tutto il mondo a spiegare come questa viene portata avanti, mentre in patria si pensa che non si sia capaci di combatterla perché ogni giorno si sentono casi di persone arrestate per corruzione. “Proprio in questo passaggio risiede l’esemplificazione della bravura delle Forze dell’Ordine e della magistratura sulla lotta alla corruzione- dice Severino- ovvero tanti casi di questo tipo vuol dire che si sta lavorando bene e non che siamo un paese corrotto”. Ultimo a prendere la parola il professore Alfonso Celotto, il quale riprende il tema dell’etica e il problema della certezza della pena riportando il celebre brano del Guicciardini sulla giustizia rinascimentale italiana e quella dell’Impero ottomano, parziale, ma almeno veloce e con una certezza della pena.
Nel pomeriggio invece abbiamo seguito l’incontro South Italy. Investimenti e Turismo, nel corso del quale il ministro Daniela Santanchè, insieme ad altri politici e al giornalista de Il Sole 24 ore Alessandro Galimeberti, ha discusso del suo operato tirando le fila delle azioni del governo e di come “l’Italia abbia sbagliato a non gestire il turismo, lasciandosi quindi trascinare senza saper governare un flusso molto consistente della sua economia” dice il ministro e che si sono fatti passi avanti per un turismo più intelligente e di valorizzazione del territorio e non solo delle città d’arte.