Pochi giorni fa Ernesto Galli della Loggia, editorialista, sociologo e professore emerito alla Università di Perugia, ha pubblicato un editoriale abbastanza inquietante e di cui parlerò appresso.
Intanto devo fare una premessa.
Lui è Galli della Loggia e scrive sul Corrierone e io – a 60 anni – sto facendo un percorso per diventare pubblicista grazie alla bontà dell’editore che del direttore.
Mi aiuta la circostanza che io scriva sotto falso nome per due ordini di fattori: il primo è che mi sento libero – anche grazie alla lungimiranza del direttore stesso e dell’editore – di scrivere ciò che voglio senza aver avuto neanche una telefonata di censura da parte degli stessi o consigli di cambiare qualche frase, dall’altra – per ciò che scrivo – evitare di essere picchiato nella mia città quando qualcuno associa l’articolo a me.
Questo rende la testata per cui scrivo, un enclave di libertà e di non ottemperanza al politicamente corretto perché tutti noi che scriviamo su questo magazine, siamo liberi di esternare ciò che sentiamo.
Ma abbiamo tutti un limite autoimposto di continenza e di buon senso e di rispetto per chi ci offre spazi vitali di pensiero.
Il Corriere della Sera, principale giornale italiano, è sempre stato governativo, ma strizzando l’occhio a quella sinistra al caviale che sta portando la sinistra stessa al baratro elettorale.
Questo perché, da Gramellini a Servegnini, è il totem del politicamente corretto in funzione di un pensiero unico alla Baumann che mortifica da una parte il concetto di libertà e dall’altra il lettore che non viene spronato alla riflessione.
Ma certo è che se c’è una debacle della sinistra lo si deve a giornalisti che spingono a leggere un articolo in cui cercano di dare una interpretazione autentica rivolta alla upper class che riesce agevolmente ad arrivare a fine mese, in realtà spiazza il popolo che quindi – per reazione – vota a destra.
Difficile che un operaio o un bracciante si fermi per leggere il Corriere e questo ne decreta il fallimento di tale testata giornalistica.
Se poi ci si mette anche Galli della Loggia a dire sciocchezze, capite bene che il processo è irreversibile.
Già successo con Repubblica.
Galli della Loggia, colui che tuona contro chi è contro l’accoglienza di derelitti, in un editoriale di pochi giorni fa sul Corriere delle Sera ha specificato che i ragazzi che hanno disturbi specifici dell’apprendimento, i DSA, rallentano lo studio di chi non ha bisogno di un insegnate di sostegno e diventano ostacolo per tanti al punto di auspicare la formazione di classi specifiche per questo tipi di ragazzi.
In pratica ghettizzarli a mo’ di programma nazista.
La orribile esternazione di Galli della Loggia ha suscitato un vespaio di polemiche tra chi è rimasto basito dalla esternazione e i pochi che lo hanno giustificato per la tutela di chi è più bravo rispetto agli asini con DSA.
Sul punto l’editorialista ha dimostrato, oltre che insensibilità verso questo ragazzi (d’altronde ha 81 anni), che non conosce le dinamiche dei DSA che proprio per il loro deficit di apprendimento vivono di complessi di inferiorità e vengono spesso bullizzati da chi non lo è tra le lacrime dei genitori del bullizzato.
Farei essere genitore Galli della Loggia una sola settimana di un figlio con DSA per far provare a lui l’ebbrezza di constatare le preoccupazioni di un genitore che vede le difficoltà di un figlio in ambito scolastico laddove poi gli insegnanti di sostegno risultano inadeguati anche quando si tratta di approntare il piano didattico personalizzato per questi nuovi fragili.
Farei provare direttamente a lui lo stato di disagio di questi DSA quando non riescono a leggere un testo, a far di calcolo e a scrivere pur avendo accanto un insegnate di sostegno sentendosi handicappati.
Quindi potete immaginare che danni farebbe alla psiche di questi ragazzi il vedere che vengono relegati in altra classe composta da quello che tutti ritengono dei ritardati mentali.
Dimostrando che non conoscono la materia laddove i DSA hanno in media un QI più alto rispetto alla media e che non riescono a sfruttare al punto che la legge 170/2010 ha promulgato la tutela degli stessi e la nascita degli strumenti compensativi.
Ma questo professore di area della sinistra (più socialista liberale che marxista) ha anche dimostrato che non conosce Gramsci e il diritto allo studio, ma – cosa ancor più grave – don Lorenzo Milani perché altrimenti una roba del genere non l’avrebbe detta.
Una esternazione del genere l’avesse detta Vittorio Feltri ci sarebbe stata la guerra civile.
È la malafede la tomba di un certo tipo di sinistra perché non conta cosa si dice, ma chi.