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Prospettive di voto in città, tra vecchi problemi, tante speranze e nuove disillusioni

Ci sono grandi manovre per le prossime elezioni amministrative che vede nel capoluogo umbro la punta di diamante di una ipotetica riscossa di una sinistra non più velleitaria che ha nella Ferdinandi l’alfiera di una coalizione che è riuscita a convogliare le forze progressiste di opposizione a Romizi che lascia definitivamente.

A Foligno invece c’è il diacono Masciotti in contrapposizione a Zuccarini e vedremo alla fine come andrà a finire.

La questione però non è prendere le difese di qualcuno o appoggiare o l’una o l’altra parte dal momento che questo magazine in cui vengo ospitato non fa propaganda politica ma informazione anche politicamente scorretta, quanto cercare di capire dove vanno le città citate e fare un piccolo bilancio delle amministrazioni di destra uscenti.

Perugia la conosco bene perché ci lavoro e ci ho fatto l’Università più di 40 anni fa e debbo dire che ho visto- nel corso del tempo- la debacle di una città che era vivida e dinamica svilita ora da fallaci politiche di integrazione che l’hanno snaturata oltre il dovuto laddove anche il baricentro economico delle attività si è spostato verso la periferia massacrando tutto con capannoni e svincoli a cui non corrisponde una altrettanta economia dinamica e florida.

Ciò ha comportato la caduta della nobile Perugia e del suo favoloso centro storico in cui la sola attività fiorente rimane quella dei vetusti palazzi di Giustizia dislocati qua e là facendo diventare matti gli avvocati che debbono coniugare udienze e spostamenti per essere puntuali, ma certo è che la situazione è quasi drammatica .

Sempre stata amministrata dalla sinistra con un piglio che lasciava pochi spazi di manovra a chi la pensasse diversamente , ci è voluto un giovane e brillante Romizi per spostare a destra una città che in realtà non ha colore politico perché sostanzialmente chi comanda è indirettamente la massoneria e i perugini di origine calabrese che hanno occupato ogni posto di comando nel silenzio delle grandi famiglie Perugine che non sono più uscite dai loro feudi di isolamento cosmico e lasciando praterie sconfinate ai fratelli in grembiulino che sono solo autoreferenziali e non aperti al mondo.

Ma guardano solo ai loro interessi che spacciano per esoterici e di iniziazione.

In realtà è una città che rimane immobile come Foligno e le altre città umbre e segno inequivocabile che cambiando gli ordini dei fattori il risultato non cambia.

Non si sono notati cambiamenti radicali nella amministrazione della città che sembra scivolare verso il vuoto abissale di una mancata capacità di riportarla agli antichi fasti che erano di bellezza , ma andando avanti a colpi di post sui social e qualche iniziativa per il recupero di zone critiche cittadine più per velleità di atteggiarsi a grande città che per reali esigenze del bello funzionale e funzionante.

Ma sono solo operazioni di facciata e spiego il perché.

Il problema non è la destra o la sinistra , ma l’animo respingente del Perugino che è autoreferenziale a motivo del quale vive in circoli chiusi dei soliti noti che sono avulsi a qualsiasi tipo di novità a favore dei cittadini per il benessere degli stessi.

Perché a ben vedere, non si riesce ad essere amici di un Perugino senza avvertire un razzismo di fondo verso chi non lo è e decretando la morte del dialogo tra città oramai paritetiche.

Su tutto il ruolo della massoneria che – si dice- a Perugia ha ben 22 logge tra l’altro in contrapposizione tra loro.

A farne le spese sono i candidati principali , la Scoccia e la Ferdinandi, due donne che mi dicono essere veramente in gamba e che dovranno arginare , chiunque di loro vinca, da una parte il potere massonico e dall’altra rimettere al centro della questione la valorizzazione del centro storico e – perché no?- anche di piazza del Bacio vicino alla stazione, mortificata e abbandonata.

Il tessuto sociale va ricostruito in funzione di far recuperare a Perugia quale centralità che è andata scemando a favore di Foligno, il che è tutto dire, che ha spodestato il capoluogo come centro di interesse politico della regione senza che i Perugini fiatassero.

A me da folignate va bene che ciò sia accaduto , se non altro perchè i miei concittadini, gli ultimi mercanti, sono molto più aperti verso l’esterno e molto più sorridenti e anche un po’ meno massoni.

Ma anche in quest’ultima città non si sono visti cambiamenti epocali ma sempre le stesse cose con proclami che vogliono far apparire il contrario solo ammantando il tutto con il detto mazziniano Dio, Patria e Famiglia.

Ne consegue , in caso di conferme o sconfitte, che le città rimarranno immobili se non altro per un problema che ci ha regalato l’Unione Europea: la parità di bilancio che non permette investimenti radicali per cambiare le città come promesso dando volti urbanistici diversi e a misura di pedone.

Quindi votare, cosa che farò , sarà però del tutto inutile e illusorio.

Se votare facesse qualche differenza non ce lo farebbero fare, diceva Mark Twain.

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