Dopo più di duecento anni gli Stati Uniti d’America ricadono nella guerra civile. Due Stati, California e Texas secedono dall’Unione e subito si entra in guerra. Intere città distrutte, eserciti che avanzano ed eserciti che perdono uomini e terre cercando di conquistare e difendere le posizioni intorno alla capitale degli ormai ex Stati Uniti, Washington D.C.
Città nella quale si trova il presidente che è alla base della secessione dei dueStati, a causa di politiche invise alla nazione e tendenze dittatoriali. Tutto ciò, però non è la realtà, ma il contesto del nuovo film di Alex Garland, sceneggiatore di 28 giorni dopo, che narra un’America distrutta da burocrazia, corruzione e violenza tramite gli occhi di un gruppo di giornalisti e fotografi che seguono gli eserciti in lotta. La scelta è quindi quella di rappresentare la guerra tramite gli occhi di chi la vive come notizia e che cerca di raccontarla, senza nascondere particolari, a un ampio pubblico. Emblematiche diventano le inquadrature che rimandano molto a scatti fotografici, non a caso la protagonista, impersonata da Kirsten Dunst, Mary Jane nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi, ha sempre una macchina fotografica pronta a scattare.
Il film si sviluppa prevalentemente on the road, infatti, si seguono passo passo le vicende del gruppo di reporter intenzionati sì a seguire gli eserciti, ma anche ad intervistare per l’ultima volta il presidente nella Casa Bianca. Lungo questo viaggio, quindi si sviluppa tutta la narrazione che vede episodi di guerra intrecciarsi ad aspetti di vita quotidiana in un mondo scosso dalla violenza dove non sembra esserci più una normalità.
Il film si presta, quindi, con una narrazione degli eventi abbastanza sostenuta e con dei passaggi che possono dare spunti di riflessione a chi lo guarda, anche se mancano in diversi momenti le motivazioni di perché diverse cose stiano accadendo. Per esempio il reale motivo della secessione non viene spiegato e nemmeno il contesto che porta alla guerra, lasciando un po’ un senso di vuoto che ad alcuni potrà sembra utile ai fini del sentimento e dell’idea del regista, ad altri potrà lasciare una sensazione di mancanza di un passaggio logico importante alla comprensione del film.
Se si vuole vedere un film con una buona dose di azione, dilemmi etici e riflessioni politiche il nostro consiglio è certamente quello di recarvi al cinema e guardare la distruzione degli Stati Uniti d’America sul grande schermo.