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Quando l’errore non è uno sbaglio

Quante volte, in tutta la vita, ci si è sentiti dire: “Qui c’è un errore, lì hai sbagliato, là non è corretto” e così via?

Probabilmente almeno una volta al giorno, ma mi potrei sbagliare. D’altronde lo dicevano anche i latini: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, ma in alcuni casi commettere degli errori può essere molto conveniente per chi è in possesso di oggetti che aumentano di valore con la minima imprecisione, come i francobolli e le monete.

Nella storia sono presenti molti casi di tale tipo di errori in filatelia e numismatica, come l’emissione del francobollo commemorativo della trasvolata atlantica di Charles Lindbergh nel quale venne stampato il velivolo al contrario.

In Italia hanno fatto scalpore i due errori commessi dalla Zecca di Stato e dalle Poste Italiane: per la numismatica le 500 lire d’argento commemorative della spedizione di Cristoforo Colombo e per la filatelia il mitico “Gronchi rosa”.

Le 500 lire d’argento commemorative della spedizione di Cristoforo Colombo vennero coniate una prima volta nel 1957 in una partita di sole 1.004 monete. La moneta effigia su un lato il profilo di una donna rinascimentale e intorno ad essa gli stemmi dei diciannove capoluoghi di regione, mentre rappresenta sull’altro le tre Caravelle con le quali l’esploratore genovese raggiunse il continente americano. Ed è proprio su questo disegno che avvenne il misfatto: le bandiere che si trovavano in cima all’albero maestro di ciascuna caravella vennero incise al contrario, controvento.

Di questo errore ci si accorse solo dopo che le monete erano state messe in circolazione e per ovviare a questo problema venne coniata una nuova serie corretta, nel 1958, ma ormai le altre monete erano diventate molto ricercate ed ora hanno un valore che va da tremila a dodicimila euro in base allo stato di conservazione.

Il “Gronchi rosa”, invece, ha una storia completamente diversa. Faceva parte della serie di tre francobolli emessi dalle Poste Italiane per celebrare il viaggio in Argentina, Uruguay e Perù del Presidente della Republlica Giovanni Gronchi nel 1961 ed era quello con il valore più alto, 205 lire, ed era dedicato al Perù.

La seria, creata da Renato Mura, venne messa in vendita lunedì 3 aprile, che era il giorno di Pasquetta, e uno dei 79.625 esemplari della serie venne acquistato dall’ambasciatore del Perù il quale notò un piccolo errore: i confini del paese erano mozzati, mancavano le regioni del nord che confinavano con l’Ecuador conquistate dopo una sanguinosa guerra combattuta tra i due paesi nel biennio 1941-42, conclusasi con la vittoria del Perù. Al disegnatore era stata data un’enciclopedia del 1939, quindi precedente a questa guerra.

Appena scoperto l’errore le Poste cercarono di rimediare sostituendo i francobolli sbagliati e ancora invenduti con uno nuovo di colore diverso, grigio, ma non riuscirono a riprendere gli esemplari già venduti e sui quali non si ha certezza di quanti siano in mano a collezionisti.

Ad oggi un “Gronchi rosa”in perfette condizioni e affrancato vale sui 30mila euro, mentre quelli ricoperti dal francobollo corretto hanno un prezzo di mercato compreso tra i 600 e i 900 euro.

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