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Affittasi utero, tra diritti del bambino e desiderio dei ricchi

Di questi giorni si discute della maternità surrogata che consiste nella possibilità di affittare un utero per avere un bimbo che non riesce a venire o perché sterili o perché omosessuali.

Il dibattito è feroce con prese di posizione al limite del blasfemo quando i sinistri affermano che la Madonna fu il primo esempio di maternità surrogata e suscitando le ire non tanto dei cattolici ma di tanti perché si è entrati in un mondo ai più sconosciuto: quello del Sacro.

La sinistra invece ne fa un campo di battaglia di rivendicazione dei diritti civili, compresa la maternità a tutti i costi, quando essere padre e madre non è un diritto, ma semplicemente un augurio verso chi se lo merita.

E questo non è capito con la tipica malafede di tale parte politica del tutto contraddittoria, basti vedere la battaglia per la salvaguardia al diritto all’aborto.

Una tutela della vita come Giano bifronte.

Dall’altra la destra che si riscopre garante del credo “Dio Patria e Famiglia” quando fa comodo in funzione di contrasto alla sinistra arruffona dimenticando che uno di destra a messa non ci va quasi mai, la Patria è un concetto di confini e null’altro e onorando il solo concetto di famiglia che piace talmente tanto che spesso ne ha tre.

Capite bene che la questione è spinosa.

Ora per indole mia cattolica osservante, nel senso che osservo le immani scempiaggini che nel corso dei secoli ha messo in atto la Chiesa, non vado ad argomentare che la vita e il diritto di essere genitore la può dare solo nostro Signore dal momento che il Credo in qualcosa di Onnipotente non è una regola valida per tutti o se lo è viene modulata in funzione del perdono ai nostri peccati in un clima auto indulgente che svilisce il Mistero Divino.

Ritengo, in un concetto di laicità comunque spirituale, che questo diritto non può essere raggiunto ad ogni costo e con tanti costi economici dal momento che i diritti non si possono comprare, ma essere basati non su una società di consumo con valori che stanno venendo meno e svilendo quel contratto sociale tra Stato e cittadino.

Questo comporta inevitabilmente il tramonto di un occidente che si adagia su un benessere che diviene effimero proprio per la carenza dei valori universali che trovano nella dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo la punta di diamante di un mondo che si sta perdendo perché ogni cosa può essere comprata e non più sudata.

Non entro nel merito delle complicazioni giuridiche di quest’utero in affitto per cercare di capire di chi sia la proprietà del nascituro, se di chi lo ha commissionato e pagato o di chi lo ha portato in grembo, ma certo è che la cosa fa orrore anche per altri aspetti che vengono sottaciuti.

Il Sacro è quanto derivante dal culto di una divinità o di un oggetto ad essa riferita nel precipuo scopo di dare all’intelletto umano un diversivo entusiasmante al fallimento di tanti nella esistenza terrena e quindi può assurgere a Sacro anche la maternità senza dover parlare per forza di cose della Madre di Gesù.

È la maternità che è sacra, non la donna partoriente e questo non vuole essere capito perché tanto la si paga.

Ma mi domando da uomo, cioè da essere un animale escluso in eterno per motivi biologici alla gestazione del nascituro, come possa una donna portare in grembo per conto di altri un bimbo senza che con il nascituro non ci sia quella minima comunicazione interna che va al di là del cordone ombelicale e il battito del cuore all’unisono, comunicazione che è fatta di sensazioni corporee che sfociano in programmi di felicità per il nascituro stesso, assumendo la maternità surrogata e per cui della madre biologica gestante, come il valore assoluto di un disagio psichiatrico latente o in fieri che potrebbe esplodere al momento della consegna ad altri del prodotto finito.

Perché è difficile pensare diversamente che ciò non possa accadere.

Ne faranno le spese le donne prive di scrupoli morali, ma soprattutto di soldi in un mercato di compravendita in cui saranno stabiliti prezzi e con il laconico risultato che se il prodotto finale non piace più, si restituisce al venditore.

Il rischio è quindi di azzerare le povertà di tante donne povere anche di spirito che saranno sempre al centro di un dilemma interiore se ha fatto bene o se ha fatto male a distaccarsi da chi ha portato in grembo per la gioia di altre persone che possono spendere per comprare quel diritto che la biologia ha negato, non Dio.

Sul prodotto finito poi si arriverà alla eugenetica che ricorda il programma nazista del Lebensborn in cui il bimbo dovrà avere le caratteristiche fisiche desiderate secondo i propri canoni di bellezza e decretando – a distanza di 80 anni – la vittoria sul punto del III Reich nazista.

Ma per colpa della sinistra plutocratica che blatera di tutela degli ultimi dimenticando che la madre gestante è al più basso livello sociale e morale e approfittata di ricchi viziati.

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