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Il ricordo dei morti: l’eterno riposo da celebrazione intima del sacro a festa in costume

Dona a loro o Signore e splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace Amen.

Dice la preghiera per i morti.

La recito sempre quando si avvicina la ricorrenza dei defunti e quindi prego per i miei cari che se ne sono andati via tanto presto condannandomi ad essere, come diceva Proust, prigioniero della malinconia.

Per sempre.

In questi giorni si apre il consueto dibattito tra chi festeggia Halloween e chi più sommessamente odia tale festività preferendo di gran lunga la mestizia di santificare con la preghiera i propri cari.

E come ogni cosa italiana ognuno dice cretino all’altro.

Non sto qui a sindacare se la festa anglosassone debba essere cancellata dal momento che ogni anno progredisce nelle case anche delle persone che ritenevo più incolumi da queste americanate, ma rimane indubbio che se anche i teologi comincino a dare un diverso significato evangelico a questa ricorrenza significa che stiamo andando alla deriva spirituale senza possibilità di salvezza.

E non è una questione di età, ma di approccio verso alcune ricorrenze particolari laddove chi ha avuto lutti come il sottoscritto riavvolge il filo del discorso all’indietro per ritrovare, almeno un giorno, la connessione con l’aldilà e con i cari che ci osservano mentre parliamo con loro.

Ne consegue che Halloween, secondo me, viene festeggiato da chi non ha avuto gravi lutti perché rifiuterebbe tale ricorrenza per rispetto a chi dorme in eterno in un loculo o sotto terra.

Sul punto la preghiera sopra indicata mostra però delle contraddizioni teologiche che cozzano con le Sacre Scritture o con ciò che i mestieranti ci hanno fatto credere da millenni: la speranza della nostra resurrezione.

Donare il riposo eterno.

Cioè significa che non risorgiamo? La questione è dibattuta sotto ogni punto di vista perché se da una parte il riposo eterno può essere considerato come un addormentarsi tra le braccia del Signore con le parole splenda ad essi la luce perpetua, dall’altra fa intendere che forse non risorgeremo mai alimentando dubbi orribili.

È un po’ come durante la messa dove il Celebrante afferma Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

Una affermazione che racchiude il Corano (la morte) i Vangeli (la resurrezione), il Talmud (nell’attesa della venuta).

Quindi c’è un po’ di casino.

Ma il celebrante salva tutto con la frase: mistero della Fede.

Cioè in pratica un messaggio subliminale in cui il celebrante ti fa capire che c’è il casino evidenziato e al contempo ti dice che non sa darti spiegazioni.

Per meglio dire: o credi o te la prendi in quel posto perché non so spiegartelo.

In forza di ciò perde valore ogni gesto e i riti ancestrali sdoganati con il Concilio Vaticano II in cui si è riformata la Chiesa per essere pronta – in realtà prona – al terzo millennio con rinnovato vigore ma sancendo il disorientamento del fedele avanti agli eterni dilemmi che lo massacrano quale credente in Cristo che si sintetizza nella domanda intima: e se fosse tutto un bluff?

Di conseguenza perde valore la sacralità della morte e il rispetto per i propri cari diventa occasionale solo al momento delle ricorrenza dei morti, non santificando – ad esempio – il proprio padre quasi ad essere dei moderni Enea che portano sulle spalle il loro Anchise che rappresenta il sapere e la saggezza da tramandare di padre in figlio.

Lo scollamento tra l’aspetto spirituale con la dabbenaggine di Halloween è derivante dalla perdita di concentrazione sugli aspetti del Sacro a favore dell’altro Dio moderno che è il denaro e lasciando quindi la Chiesa un vuoto pneumatico occupato da feste per me pagane.

E Halloween, checché qualcuno affermi il contrario ipotizzando valori simil esoterici, è solo una americanata edonistica in cui ritrovo ultra sessantenni mascherati come se non ci fosse un domani e sfociando in una ridicola sindrome da Peter Pan.

Gli statunitensi, quindi, stanno vincendo anche su questo: imporre all’italiano medio aspetti culturali che a nulla afferiscono alla solarità di un popolo neolatino che ha tradito se stesso mancandosi di rispetto.

Recepire asetticamente modelli culturali che non ci appartengono è la sconfitta di un concetto di tradizione che trovava nei rituali magici della messa la punta di diamante dello scadenzare liturgico del tempo ma purtroppo adesso i celebranti sono tarati – nelle pallosissime omelie – a fare più un’analisi sociale che spiegare le Sacre Scritture forse anche perché non sono più in grado di svelare il Mistero Divino.

E allora fa più comodo non pensare, non ricordare i propri morti, non ragionare sul mistero della morte e conseguentemente apprezzare la vita, rifugiandoci in una festa anglosassone con relativi beni di consumo per la festa stessa che ha trovato praterie avanti alla perdita del senso del Sacro.

Aveva ragione Sigmund Freud l’America è colossale, un errore colossale.

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