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San Francesco, il Cantico delle Creature e i lupi della politica

Da umbri sappiamo al meglio che tale cantico fu la più alta espressione del poverello di Assisi, san Francesco.

Non sto qui a parlare di lui perché farei un saccheggio delle varie opere scritte su tale santo nel corso dei secoli, quanto perché non aggiungerei nulla di nuovo su quanto già scritto e risulterei alla fine banale e autoreferenziale.

Detto il “poverello” di Assisi perché aveva fatto voto anche di povertà (lo era davvero) per ridare nuova linfa ad una Chiesa per farla ritornare primordiale e rinnegando il passato glorioso e dissennato da assisano ricco figlio di mercante di stoffe.

Il film Fratello Sole e Sorella Luna di Franco Zeffirelli rimane ancora oggi impresso nelle nostre menti come una splendida agiografia di un sostanziale rivoluzionario dello Spirito che alla fine è stato rinnegato dall’Ordine stesso nei fatti concludenti.

Accadesse oggi vedere un santo che parla al lupo di Gubbio o agli uccelli sui tetti arriverebbe il 118 con personale sanitario per un bel TSO per la gioia di Franco Basaglia.

Perché il mondo attuale materialista rispedisce al mittente gli spiriti liberi che assurgono a visionari, cosa che aveva capito invece Mario Tobino lo scrittore neuropsichiatra cantore della follia.

Il francescanesimo si è perso nel corso dei secoli svilendo la regola dettata dal santo al punto che Assisi, anche per colpa e anche per merito dell’ex podestà Arnaldo Fortini (1889-1970) – dipende dai punto di vista- da centro nevralgico italiano per l’ascesi è diventato centro del potere temporale della Chiesa Cattolica al punto che gli attuali Frati Conventuali fanno più politica che dare indicazioni evangeliche ai turisti mordi e fuggi che con una recita veloce di un’Ave Maria in tale meravigliosa città pensano che hanno il diritto al perdono, ma non sanno da che cosa.

E tornando a casa con souvenir di dubbio gusto se non addirittura pacchiani e sentendosi perfino felici.

Quindi di spirituale nulla, ma solo il ricordo di una visita che da pastorale si tramutata in godereccia e di colesterolo.

Anche un noto imprenditore italiano nel tessile si rifà al Francescanesimo come regola di vita nonostante gli introiti del lavoro e della quotazione in borsa facendo abboccare tutti gli umbri su una sua presunta semplicità d’animo quando invece è un grandissimo imprenditore intelligente e furbo e a lui tanto di cappello.

Però agli occhi dei più accorti ci si accorge che rimane un francescanesimo abusato da parte di molti per attirare simpatie laddove se gli umbri capissero come si è ridotto l’ordine si convertirebbero all’Islam afgano.

Sul punto anche la candidata a presidente della nostra regione Proietti per il centro sinistra, ha proclamato che il Cantico delle Creature sarà il suo punto di riferimento, ma se si osserva bene la coalizione che la sostiene – compresa la estrema sinistra – e le prime uscite pubbliche per i comizi che non mi risultano animati da fratellanza francescana, si capisce bene che c’è un po’ di confusione o addirittura una furba e legittima strategia di marketing elettorale per attirare il voto di alcuni cattolici sui generis che abboccano come hanno abboccato al noto imprenditore.

E con san Francesco ne rimarrebbe basito.

Il problema è che a sinistra, tolto l’ultimo collante dell’antifascismo, non sa più che pesci prendere e grazie all’appoggio del clero e in questo caso dei frati, pesca in quello che un tempo avrebbero definito torbido (la parola del Signore) per attirare simpatie e voti di chi non si informa e non ha un pensiero proprio.

Perché in tanti si sentono un Giorgio La Pira (1904-1977), il sindaco in odore di santità di Firenze, quando invece sono compagni travestiti – in virtù della tornata elettorale – da credenti osservanti, ma con la falce e il martello nel cassetto.

Infatti mal si concilia la parola del Signore o di san Francesco – vedete voi – con i programmi politici e soprattutto come vengono comunicati al potenziale elettore dal momento che già il termine “anti” implica un odio di fondo che non fa bene alla fede ma fa bene al voto a sinistra.

Non per nulla, durante la pandemia Covid 19 , tanta gente di tale parte cantava Bella Ciao, il canto per eccellenza di libertà dei partigiani, dai terrazzi mentre erano reclusi e sembrando perfino di esserne contenti.

Bravi!

Detto ciò emerge il nulla cosmico o un terribile non detto, come ad esempio sul green deal plutocratico che violenterà quel paesaggio tanto caro all’ascetico Francesco che se lo sapesse verrebbe a cercare tutti con la pistola.

La colpa non è di chi ne abusa, ma della deriva temporale del Francescanesimo che ha perso quello scampolo di monachesimo che ha forgiato nel corso dei secoli vari Dottori della Chiesa e tanti santi quando era la culla del sapere e della tradizione.

Oggi la Chiesa è solo un organo sociale quasi laico e con encicliche che sembrano un trattato da assistente sociale al Tribunale dei Minori e non indicando a nessuno lo spunto di riflessione spirituale, ma la sottile intenzione di voto.

E alla faccia della separazione dei due poteri tra quello Statale e quello della Chiesa che auspica la sinistra per sancire uno Stato laico a corrente alternata laddove tutti si aggrappano, destra compresa, a quel barlume di salvifico per portare acqua al proprio mulino come fossero novelli mercanti del tempio.

E su tutto con l’imprimatur della Chiesa che comporta la chiusura /accorpamento di parrocchie per carenza di fedeli, ma contestuale aumento di elettori.

Manca solo, all’interno delle parrocchie stesse, dei santuari e delle pievi, il seggio elettorale per arrivare alla definitiva presa d’atto di un fallimento clericale.

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