Come ben sapete domani è l’8 dicembre.
È il giorno in cui si ricorda la Immacolata Concezione (cioè la sua nascita senza peccato originale sin dal concepimento) di Maria la madre di Gesù e fu sdoganata da papa Sisto IV nel XV secolo per offrire ai fedeli altri spunti non tanto di riflessione, quanto di sottomissione alla Chiesa che metteva il fiato sul collo dei fedeli con un programma di marketing iniziato con il Concilio di Nicea del 325 d. C. e non più abbandonato.
È la data tradizionale in cui gli italiani fanno il presepe e l’albero di Natale per rinnovare quel barlume di fanciullezza mai sopita di attendere non tanto la venuta di Cristo, quanto i regali da Lui portati in alternativa a Babbo Natale in un vistoso conflitto di interessi e trovarli la mattina sotto l’albero.
E con i genitori commossi nel vedere i propri pargoli agitati nello scartare i regali e altrettanto diversamente commossi che la tredicesima mensilità di stipendio era andata a farsi filologicamente a benedire.
Ma si entrava nell’atmosfera natalizia fatta di proclami tutti disattesi amaramente con l’avanzare dell’età.
Il trauma suscitato in noi bambini che erano invece i genitori a farci i regali rimane uno dei punti cardine dell’inizio di una disillusione che è stata mal elaborata dai più, con il risultato che in tanti affermano – a feste concluse – che anche questo Natale ce lo siamo tolto dalle scatole.
Un segno inequivocabile che il trauma non è stato assolutamente superato e chi gode con leggerezza questo periodo viene visto dai disillusi come persone che hanno qualche deficit cognitivo.
E guardarsi in cagnesco alla faccia del Natale.
Altri invece prendono questa ricorrenza come giornata lavorativa per fare i cappelletti in casa in un vociare allegro di massaie che sbraitano se il cappelletto è stato chiuso male dal marito bestemmiante.
Ma tant’è.
Credo che in pochi diano il vero significato alla festa che invece è importantissima perché la Predestinata a mettere al mondo il Salvatore (dalle nostre ansie evangeliche) è il punto centrale della Chiesa stessa che, secondo me, si regge su due figure femminili non indifferenti: la Madonna e la Maddalena.
Ne consegue, a livello teologico, che se non si osservano al meglio queste due figure femminili si arriva poco lontano anche se, inutile negarlo, si vuole affermare che la Chiesa è donna più per motivi politici di parità di genere da parte dei radical chic atei a corrente alternata che per spunti di intima riflessione.
Ma rimane innegabile che senza queste due donne la Chiesa si sarebbe basata sul comportamento di 12 scalmanati che, parametrato con il sentire di oggi, sarebbero accusati di essere succubi di un narcisista manipolatore.
E questo perché non si ha più Fede e ci si perde dietro il culto consumistico delle lucine accese e panettoni da 2 euro che si digeriscono a Pasqua.
Ma la immacolata concezione della Madonna è il volano della Fede stessa che ha in una maternità anomala successiva, quella del Cristo, ma santa il punto nevralgico di una sua programmazione a lungo termine laddove la Fede stessa ha sostituito in maniera entusiasmante il fato degli dei Greci e segnando una svolta epocale nel diverso approccio allo spirito.
Dalla elaborazione del sé alla elaborazione del sé per arrivare al divino e anticipando temporalmente i grandi mistici Sufi dell’Islam.
E la dolcezza è insita nelle figure femminili citate perché, se osservate e leggete bene, san Giuseppe rimane ai margini della storia evangelica e perfino dei quadri dei grandi pittori quasi a ribadire la cancel culture che stiamo vivendo adesso con il maldestro tentativo di svilire il concetto di uomo e il patriarcato con una sostituzione etnica che sta comportando il crollo della società occidentale.
Non più parità tra i sessi, ma una sommessa guerra civile morale tra gli stessi che svilisce la Fede stessa con una battaglia che ha però origine lontane.
La donna vista come sinonimo di pathos a tutto tondo a cui si contrappone la sostanziale indifferenza riflessiva, ma contestualmente ubbidienza dell’uomo al comandante di turno recependo asetticamente le indicazioni dello stesso.
Cosa impensabile per una donna a motivo del quale gli spunti di riflessione teologici sono dovuti dalle criticità sollevate dalle donne con comportamenti in questo caso sovrumani piuttosto che dei dodici scalmanati di cui sopra, ladddove “gli atti degli Apostoli” assurgono a mera statistica di come sono stati ubbidienti alla parola di Nostro Signore.
Però senza la Madonna la Chiesa non sarebbe esistita perché a ben vedere la centralità della figura santa è al pari di Cristo e prima di Esso perché è da Lei che nasce tutto e con Lei tutto muore.
Di fatto due scontri di poteri tra l’uomo che incarna l’ordine e la donna che incarna la Giustizia e la dolcezza.
Concetti semplici da cui si è esclusi non tanto per deficit cognitivi che si riverberano sullo spirito e la riflessione, quanto perché si è concentrati su un edonismo sfrenato che ha svilito la Fede con il risultato che i torroni e i pandori sono sugli scaffali dei supermercati già da metà novembre.
E non si hanno più spunti di riflessione.
Aveva ragione Martin Heidegger: “La grandezza dell’uomo si misura in base a quel che cerca e all’insistenza con cui egli resta alla ricerca”.