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“Una poltrona per due”, del Natale e della scelta tra bene e male

Titolo di film che dalla seconda guerra punica viene trasmesso alla vigilia di Natale in TV diventato un caposaldo della nostra esistenza come punto di riferimento.

La storia la conosciamo tutti: due squali della finanza che per scommessa di un dollaro decidono i destini di due persone sulla base di un vecchio concetto marxista che è l’ambiente che condiziona l’uomo.

E con i due sventurati che si vendicano con gli stessi mezzi decretando la fine del sistema ultra capitalistico a favore dei soliti noti.

È indubbiamente un film piacevole che finisce bene dove il cattivo di turno fa una finaccia e tutti vissero felici e contenti in un perfetto spirito natalizio di buoni propositi.

Ma a ben vedere o osservare – vedete voi – sono tanti i film che possono emanare buone intenzioni come ad esempio il delizioso Quasi amici francese che, a mio modesto avviso, è superiore a qualsiasi altri film buonista da trasmettere in un periodo particolare come il Natale.

Ma appartenendo ad una generazione che oggi viene definita di boomer, perché dire vecchio non è elegante, le mie scelte cinematografiche nascono da molto lontano.

Ora, non sono un nostalgico dei tempi che furono sotto ogni punto di vista dal momento che se si guarda verso il passato non si hanno prospettive per il futuro in considerazione che ognuno di noi spera di essere immortale, ma rimane però un punto fermo che – guardando appunto il passato – le cose non erano così male.

Almeno per ciò che concerne la programmazione televisiva.

Giurando che anche io sono stato un bambino cresciuto a pane e Carosello, non posso dimenticare la TV dei Ragazzi o programmi come A come avventura di Mino Damato e Bruno Vailati per non parlare del meraviglioso programma de L’Italia vista dall’alto di Folco Quilici.

Programmi educativi da paura.

Poi l’avvento delle TV berlusconiane basate sull’indole del capo per cui a base di tette e sederi (spettacolari per carità) ha mortificato il servizio pubblico che ebbe una conversione sulla via di Damasco in senso negativo e adeguandosi a new deal televisivo pecoreccio.

D’altronde i Romani dicevano panem et circenses e sostanzialmente indovinando cose esigesse il popolo, cioè leggerezza e divertimento ma a stomaco pieno.

I buoni propositi, sul punto, della TV, si riaffacciano quindi prepotentemente durante le festività natalizie con una programmazione mirata a far suscitare sentimenti buoni perché forse c’è il desiderio di sentimenti belli almeno in questo periodo.

Mi vengono quindi in mente altri film bellissimi, tutti di Frank Capra come La vita è meravigliosa o Angeli con la pistola su cui, i più sensibili e temerari, hanno versato lacrime con benevolo stupore.

Sostanzialmente è la necessità, mai sopita, di ogni persona di essere votata al bene e non al male altrimenti non si spiega tale tipo di programmazione inebriante di buono.

La vita quindi scadenzata da punti inamovibili come i film di Natale dove si cerca malamente di fornire all’uomo una sospensione spazio temporale per riflettere sul divino che cova dentro di noi e suscitare quel moto perpetuo verso il bene a mezzo di immagini strappalacrime mirate.

Ne consegue la caducità del sentimento buono dal momento che, terminate le feste con relativa programmazione televisiva che culmina nel cartone animato della Disney Canto di Natale di Dickens, tutto torna come prima tra mille imprecazioni e mille rimbrotti.

Dickens era il cantore di un verismo anglosassone che cantava le classi più umili e sfruttate sulla scia delle prime avvisaglie di rivoluzione industriale, lanciando un grido di dolore per le classi disagiate affinché si affrancassero dalla brutalità economica della nascente borghesia.

Un po’ come il nostro Renato Fucini, narratore a veglia toscano di fine ottocento di due secoli fa che applicava, primo fra tutti, quell’empatia verso il dolore altrui, ma contestualmente fornendo una via di uscita a tanto dolore con l’emergere dei caratteri buoni dei personaggi che descriveva.

Quindi il bene come rivincita sopra tutte le cose a una vita di stenti.

Mi domando se questa programmazione televisiva abbia valore pedagogico verso noi tutti o dura come la neve tardiva di maggio dal momento che poi si ritorna al vecchio che sembra nuovo e decretando il fallimento dello spirito natalizio che può non essere per forza di un credente, ma di qualsiasi persona che abbia la forza di perseguire il bene a cui dovrebbe essere naturalmente teso.

Il problema è che per gli uomini è più intrigante il male.

Contenti loro.

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