Di questi giorni la notizia apparsa sui soliti canali che la sindaca di Perugia ha sentenziato che non cederà in uso i locali del Comune da lei comandato a associazioni che si rifanno al fascismo o simili.
Sul punto nulla di nuovo per una giunta paurosamente spostata su posizioni di una sinistra accesa che ancora deve dimostrare se farla vincere è stato un bene o un male per la città nei fatti concludenti anche se, inutile negarlo, solo per il fatto che è una giunta di sinistra si perdonano anche gli svarioni programmatici e politici che sono miseramente emersi e su cui poi tutti stanno glissando.
Perugia è sempre stata una città difficile e chiusa nei propri circoli per lo più massonici, ma non in riferimento alla massoneria illuminata dell’800 del secolo scorso dove gli adepti erano sostanzialmente dei filantropi, salvo rare eccezioni plutocratiche, ma quella di oggi dove gli spunti si sono invertiti.
Cioè una massoneria plutocratica e chiusa e i veri illuminati sono pochini se non quasi assenti.
E vive in un mondo tutto suo laddove si capta che ha poco a cuore i problemi della città se non nella misura in cui le iniziative prese andrebbero a minare la massoneria stessa.
Ne consegue, secondo me, che la sindaca perugina può fare il bello e il cattivo tempo in città perché della massoneria poco interessa avendo a cuore il partito, non la città e facendo anche con proclami anacronistici e contro producenti – se non addirittura folcloristici – se si osserva al meglio la parola Democratico che diventa il suffisso dell’altra parola Partito che di democratico non ha nulla.
Perché nei fatti concludenti se si impedisce a tutti i cittadini di manifestare le proprie idee come sancito dalla Costituzione nata sulle ceneri delle Resistenza, si capisce che la parola in bocca a questi di sinistra che impediscono di manifestare anche a quelli delle destra secondo lei estrema, diventa un ossimoro.
Con buona pace anche di Pier Paolo Pasolini che si rivolterebbe nella tomba.
Se fascismo quindi è prevaricazione e impossibilità di legge di impedire di esprimere le proprie opinioni, significa che c’è un fascismo di sinistra che sta dilagando nel nostro paese perché ancora non ha digerito che al capo del governo c’è la Meloni considerata fascista per eccellenza visto il suo passato e che fascista oggi non è perché atlantista e europeista incarnando il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli più che la Carta del Carnaro di D’Annunzio.
Ne consegue l’orrore dei compagni di vedere le manifestazioni in Roma per la ricorrenza di Acca Laurentia in cui furono uccisi tre ragazzetti missini, in cui si radunano un migliaio di squadristi che dicono presente, facendo il braccio teso e vedendoli come un grave pericolo per la democrazia che la sinistra stessa calpesta.
Ora se esistesse questo fascismo con la conseguenza che l’antifascismo rimane l’unico e ultimo collante di una sinistra che non ha più programmi e non propone più battaglie per la lotta alla occupazione e al salario, la sinistra non potrebbe neanche parlare e sarebbero tutti i galera o silenziati (stile Matteotti, i fratelli Rosselli, Gramsci) o mandati al confino con il risultato esilarante che quanto posto in essere dai compagni diventa vero fascismo l’impedire ad altri di manifestare il proprio pensiero.
E questo l’ho vissuto sulla mia pelle laddove non essendo di sinistra automaticamente sono fascista e quindi non degno di confronto pur essendo stato nell’orbita delle Acli e Fuci (associazioni di ispirazione cattolica).
Ma rimane la sgradevole sensazione che ogni volta che uno di sinistra fa proclami liberticidi , anche il più mite si arrabbia e per reazione vota questa pseudo destra atlantista e plutocratica e anche essa un po’ massona.
I più dimenticano la legge Scelba che sanzionava chiunque si rifaceva al fascismo, ma è un paradosso e spiego il perché.
Al di là del fatto che il Fascismo è stato consegnato alla Storia e se ha ancora una parvenza di esistere è perché ci sono gli antifascisti che lo alimentano perché non ha programmi, è indubbio che se fascismo è prevaricazione, impedire o azzittire chi la pensi diversamente, significa che la legge citata dovrebbe essere applicata anche – se non soprattutto – a quelli di sinistra, Ssndaco di Perugia in testa.
E quindi la parola Democratico suscita il sorriso in chi nella democrazia crede veramente senza avere etichette politiche perché sguazza nella manifestazione del pensiero libero anche se non condivisibile perché la Costituzione (la migliore del mondo) ce lo permette, ma che viene calpestata con una disinvoltura drammatica (la faccenda pandemia per intenderci).
Le prime avvisaglie di questo fascismo di sinistra si è avuto, infatti, con la recente pandemia Covid che ha diviso ancor di più la società con una sinistra autodefinitasi partigiana che godeva nel vedere la compressione delle libertà dei cittadini e prendendo tutti in giro cantando “Bella Ciao” come canto sigillante che era nel giusto quando invece i capi dovevano andare in galera perché fascisti appiattiti su Big Pharma.
E facendo perdere il dolce lume, come diceva Cavalcanti nel canto X dell’Inferno della Divina Commedia ai più che chiudevano gli occhi avanti a tanto orrore.
Ennio Flaiano diceva – come ho scritto più volte – una frase che è stata attribuita a lui ed invece era del suo amico Mino Maccari che “i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”.
Vivesse oggi si sbellicherebbe dalle risate scuotendo la testa.