Giulia Bulletta è un’attrice di 36 anni che due anni fa ha deciso d’imboccare la strada della recitazione. Nel 2023 Giulia ha fatto parte del cast della serie tv “Che Dio ci Aiuti 7” e adesso si prepara a salire sui palchi per uno spettacolo basato sull’ opera di Oscar Wilde “L’importanza di chiamarsi Ernest”. L’attrice, nata a Perugia, in due anni è riuscita a ritagliarsi diversi ruoli per varie produzioni tra documentari, serie tv e sketch pubblicitari.
Chi è Giulia Bulletta?
“Eh! Intanto posso dirti quello che non sono…Negli anni ho ammesso in primis a me stessa che sicuramente non sono una persona “semplice”, mi spiego meglio: io ho molti interessi, molti dubbi e tantissime curiosità, faccio un sacco di domande e ho un grandissimo senso di giustizia. Non mi faccio nessun problema a dire NO, anzi credo che la conoscenza di sé parta proprio dalla quantità di NO che si dicono le vita. Inoltre, mi piace vivere pensando di essere dentro un cartone animato, nessun giorno è uguale ma anzi ci sono mille avventure da scoprire. Sono molto attratta dalla natura, dai colori, dalle canzoni, dalle parole e soprattutto dai silenzi. Tutte questa bellezza e il mio carattere di oggi sono anche legati a dei problemi di salute che ho avuto in passato, uno dei quali un tumore che non finirò mai di ringraziare, scusami per parole forti, so che ogni caso è diverso e non voglio mancare di rispetto a nessuno però per me è stato veramente una salvezza. Ero intrappolata in schemi mentali che definisco “da capricorno” che è anche il mio segno zodiacale. Doveva essere tutto preciso, tutto organizzato nel minimo dettaglio, tutto grigio e nero insomma, ripetevo a me stessa che così facendo le cose sarebbero andate bene e sarei stata felice invece, le cose vanno bene se sei felice mentre le fai. Con questo non voglio dire che ho abbandonato del tutto questi schemi ma sicuramente li ho alleggeriti dandogli una sfumatura diversa”.
- Da quando hai deciso di fare l’attrice?
“Circa 2 anni fa ho deciso di intraprendere seriamente questo percorso perché è una di quelle poche cose che mi fa stare veramente bene e sentire a casa. Se ti stai chiedendo perché non ho iniziato prima ti posso rispondere che il lavoro dell’attore dalle mie parti non è visto come un vero e proprio lavoro, quindi tutta la fantasia o i sogni andavano un po’ a morire lasciando spazio a quella che è la concretezza di un lavoro stabile, di una casa di proprietà etc… A 34 anni mi son detta: “Ma se la vita è veramente una, voglio sprecarla così? No, voglio fare quello che mi piace!”.
- Che approccio hai con i personaggi che interpreti?
“Il primo impatto è sicuramente la curiosità. Cerco di comprenderli il più possibile e capire il loro punto di vista, soprattutto se ho a che fare con i “cattivi”, nessuno nasce cattivo, a volte lo si diventa per necessità…e io quella necessità voglio conoscerla. Spesso i miei personaggi li incontro per strada…Negli occhi di un commerciante, in una ragazza sognante che aspetta il fidanzato, una mamma che gioca con suo figlio, credo si possa parlare di esperienza sul campo”.
- Qual è il lavoro che ti ha messo più in difficoltà/quello che ti ha divertita di più?
“Lo studio della commedia attualmente è il lavoro che mi ha richiesto più energie in assoluto, sia fisiche che mentali. Si pensa che la commedia sia semplice da interpretare ma non è affatto così, richiede tanta tecnica e tempi giusti, una volta che entri nel meccanismo allora ti diverti anche e…Parlando di divertimento, io mi diverto tantissimo nelle pubblicità o in ruoli in cui in vado in totale contrasto con gli altri. La sfida per me è il vero divertimento”.
- Che consigli hai per chi sta cominciando questa professione?
“Dipende dall’età, sicuramente se avessi scelto questo percorso anni fa avrei tentato altre strade come il Centro Sperimentale o altre Accademie. Questa passione si fa sentire fin da piccoli, allora donatevi ad essa, iniziando magari dal teatro per poi fare una scuola di recitazione oppure affidandosi, ad un coach privato serio. Ad esempio, il mio coach è Marta Gervasutti che non finirò mai di ringraziare per tutto quello che m’insegna. Nelle Accademie sei in una classe e vieni visto come una classe, invece con un coach sei seguito personalmente e ogni tuo dubbio viene colmato all’istante. Io ad esempio con lei ho imparato tante cose: dal come posizionare il cavalletto per girare un self-tape (cosa non scontata), come svolgere il lavoro sul personaggio, prepararsi per un casting e tanto altro”.
- Con quale regista ti piacerebbe lavorare?
“Sarei veramente curiosa di lavorare con Paolo Virzì, Ferzan Özpetek, Gabriele Muccino, Maura del Pero, Claudio Giovannesi perché amo follemente il modo con cui trattano i temi delle relazioni e la psiche umana”.
- Programmi futuri?
“Attualmente io, la nostra insegnante Arianna Ancarani e altri miei colleghi stiamo preparando uno spettacolo teatrale basato sull’opera di Oscar Wilde “L’importanza di chiamarsi Ernest”, ci stiamo immergendo completamente in questo progetto e sono sicura che ne verrà fuori qualcosa di meraviglioso e molto intimo. Vi terrò aggiornati sulle date della messa in scena”.
