Non si fa che parlare, a livello nazionale, del Manifesto di Ventotene che sino a ieri in pochi conoscevano e che è assurto alla gloria eterna per colpa della Meloni che ha perso l’occasione di stare silente, dando il là ai compagni di scatenare una rissa politica paurosa che però sfocia nel ridicolo da entrambi gli schieramenti.
Personalmente il manifesto stesso lo ebbi a leggere tanti anni fa domandandomi sul perché è sempre stato considerato il primo spunto programmatico per l’Europa unita quando in realtà è il primo sputo.
Questo perché il manifesto non ha grandi suggerimenti di democrazia partecipata che tutti sbandierano, ma ha invece in nuce il desiderio di una élite di intellettuali che comandi sul popolo per attuare la rivoluzione socialista, abolendo la proprietà privata.
E chiaramente se si parla di rivoluzione si deve ammettere che la stesa debba partire dal basso e non imposta dall’alto perché sarebbe solo un cambio di potere come spesso accade.
Ma interessante è l’auspicio della abolizione delle proprietà privata sulla base del vecchio ed intramontabile assunto di Proudhon che la proprietà è un furto.
Per arrivare ad attualizzare tale assunto ci sono mille vie e mille modi per limitare il potere dispositivo che si ha sulle cose proprie del tipo innalzare le tasse regionali come sta facendo la francescana Proietti.
Quest’ultima imperatrice della Regione, forte del suo signorile aspetto fisico seppur minuta e con voce educata e mai violenta, ha nel suo insieme caratteriale tutti quegli elementi per far sì che gli umbri credano a qualsiasi cosa e qualsiasi balzello che la stessa vuole imporre con infinita grazie e contestuale orrore fiscale.
Forte del disastro gestionale sulla sanità compiuto asseritamente da Coletto della vecchia giunta Tesei, in cui inizialmente i debiti erano 240 milioni, poi 90, poi 37 poi 10 euro e avallando bugie istituzionali subito scoperte, la Proietti ha fatto un piano di rilancio per tassare oltre il dovuto il tassabile con la scusa di tappare il buco di bilancio causato da altri.
Ma non va bene e la stessa rischia una tirata di capelli da Prodi per la iniziativa scellerata.
Il vecchio mantra della sinistra, sia al caviale che neocatecumenale, è tassare il popolo non tanto per rimpinguare le casse regionali e avere i soldi per progetti condivisi, quanto per creare quell’humus necessario di incolpare politicamente l’avversario quale alibi dell’aumento delle tasse stesse.
In sostanza è l’élite – al pari di Ventotene – che decide il destino del proletariato e non dei grandi capitali, andando a castrarlo frugando nelle loro tasche perché tanto, essendo poco scolarizzato, poco capisce in materia di bilancio.
Ne capisco poco io che è mia materia figuriamoci altri.
Questo perché emerge chiaramente che la manovra fiscale posta in essere dalla Proietti e la Giunta , con un aumento esponenziale delle tasse del 30%,è la più forte da quando esiste la regione Umbria e andando a toccare alcuni settori di cui agli elettori poco importa, ma che hanno grande importanza per la politica di sinistra come la riforma per l’accesso alle case popolari che è molto più elastico con il risultato che le case popolari dell’Ater andranno quasi solo agli extra comunitari.
O aumentare gli incentivi al posto del bocciatissimo termovalorizzatore.
Ne consegue l’applicazione e attualizzazione degli spunti del manifesto di Ventotene in cui l’élite dovrebbe comandare sul proletariato con un profilo quasi per iniziati massoni intellettuali.
Qui più sommessamente si certifica invece che l’élite della giunta capeggiata dalla fatina Proietti sia permeata di una falsità ideologica di fondo perché con la scusa degli errori gestionali della Tesei – che non era un fulmine di accortezza e infatti non è stata riconfermata – si va a massacrare il popolo che invece si afferma di voler tutelare.
A ben vedere quindi si va a certificare lo scollamento tra popolo e élite politica in questo caso perché sa da una parte i programmi politici sono continuamente disattesi- al pari della Meloni che per vincere parlava di sovranità italiana e poi prende ordini o da Trump o da Bruxelles, in funzione di una malafede di tanti che viene percepita, dall’altra si evince che il manifesto di Ventotene, più che un manifesto programmatico di come fare l’Europa sia un manifesto di come comandare sul popolo e a scapito dello stesso.
E sono di sinistra.
Pensate un po’.