Intervista ad Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione Monarchica Italiana
L’Unione Monarchica Italiana è un’associazione nazionale di stampo monarchico, attiva sin dal 1944. L’ U.M.I. raccoglie, ora come allora, tutte le persone che nutrono simpatie o profonde convinzioni verso gli ideali Monarchici, al di là di ogni appartenenza politica. Come ci spiega il presidente nazionale l’avvocato Alessandro Sacchi, la figura monarchica di riferimento è il Principe Aimone di Savoia, che da poco è tornato in patria dopo una lunga permanenza in Russia. La sede principale dell’associazione è sita in una zona centrale di Roma ed è coordinata da Giuseppe Favoino, stimolo sempre attivo per il settore giovanile della stessa.
Presidente, cosa significa essere monarchici in Italia nel 2023?
“Significa guardare oltre l’orizzonte. Voglio citare il grande diplomatico francese Talleyrand, che dominò la politica in Francia per oltre un ventennio del XIX secolo, ‘Monarchia significa essere avanti, ovvero anticipare le necessità e inquadrarle’”.
Il sentimento monarchico è collocabile in una specifica area politica o è trasversale?
“Per la mia personale esperienza non è solo un sentimento. Nella mia generazione, che è nata dopo l’ultima esperienza bellica, non c’è nessun ricordo o rimpianto particolare verso gli avvenimenti del connessi all’armistizio del 1943. Il movimento monarchico italiano non è collocabile in nessun’area tradizionale. La Monarchia non è di destra né di sinistra”.
Il popolo italiano solitamente collega la monarchia nostrana alla famiglia Savoia che, dal 1943 non nutre di alta considerazione per le note vicende ad esse collegate. Chi è il vostro punto di riferimento attuale?
“Innanzitutto devo chiarire il punto da lei esposto riguardo le vicende collegate alla famiglia Savoia durante il secondo conflitto mondiale. Il Re, a differenza d Mussolini che voleva scappare al di fuori del territorio nazionale, restò in Italia. Se il re fosse rimasto a Roma la ca pitale sarebbe stata distrutta e non ci sarebbe stato un garante per l’armistizio. Anzi il Re quando l’8 di settembre si recò a Brindisi, che faceva parte di un territorio non occupato, uscì dal Quirinale con un corteo di auto di servizio, quindi era perfettamente identificabile da chiunque. Il nostro riferimento attuale è il Principe Aimone di Savoia-Aosta che da poche settimane è tornato a vivere in Italia. Attualmente è il capo di un importante azienda italiana a dimostrazione del fatto che è una persona che è anche capace da un punto di vista professionale”.
Esiste un movimento giovanile all’interno dell’U.M.I. Se sì, che istanze porta avanti?
“Esiste ed è un’organizzazione indipendente all’interno dell’ U.M.I. I nostri giovani studiano, viaggiano ed è proprio grazie ai viaggi che hanno avuto conferma di come le Monarchie europee siano così importanti per i propri popoli. Basta pensare all’affetto che i sudditi britannici hanno avuto verso la loro Regina da poco deceduta. Il tutto stride con la situazione nostrana dove il Presidente dalla Repubblica gode di un’indifferenza popolare alquanto surreale. Un altro caso interessante è quello del Belgio dove nonostante la presenza di due popoli con storie completamente diverse come i Valloni e i Fiamminghi, il Re fa da collante unitario della nazione”.
Credete nel ritorno della Monarchia parlamentare in Italia?
“Sono convinto che tornerà. Sarà una necessità storica: il popolo vuole nel suo intimo un punto di riferimento super partes che sappia realmente incarnare la storia e il sentimento del medesimo. Mandare via un Re perché non si vuole un capo dello stato a vita e poi rieleggere un 80enne (faccio riferimento alla seconda elezione di Mattarella) è una sconfitta. La Monarchia ha un vantaggio confermato dalla storia: è capace di rinnovarsi nella continuità”.