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Viaggio nei misteri insondabili dell’anima e dei simboli del mondo: intervista allo scrittore Luigi Angelino

“Di frequente raccolgo le idee nelle ore notturne: il silenzio e l’oscurità sono ottimi consiglieri. E, inoltre, ho il vantaggio (o lo svantaggio a secondo dei punti di vista) di essere abituato a dormire poco, anche l’insonnia aiuta…”

Autore del best seller “Le tenebre dell’anima”, thriller moderno di cui è stata fatta anche una traduzione in inglese, Luigi Angelino dimostra di essere uno scrittore d’avanguardia grazie ad una puntualità descrittiva e ad uno stile scorrevole che rendono i suoi libri dei veri e propri “film su carta stampata”.

Luigi Angelino, uno scrittore cosi prolifico come lei dove trova tutto questo tempo? Lei è padre di famiglia e riveste un ruolo importante nella pubblica amministrazione. Ci svela il suo segreto?

«Intanto grazie per la gradita intervista e per avermi definito uno scrittore prolifico. Credo che trovare tempo per le proprie passioni sia una forma di dovere nei confronti di noi stessi, soprattutto quando queste passioni ti consentono di ampliare gli orizzonti culturali, tramite una proficua condivisione con gli altri. Per me la scrittura è una passione che cerco di coltivare con sistematicità, a dispetto dei molteplici impegni della vita quotidiana. Molto spesso traggo spunti creativi proprio da quello che mi circonda e dalle banalità del quotidiano che poi, se osserviamo bene, non è mai banale come sembra…. Di frequente raccolgo le idee nelle ore notturne: il silenzio e l’oscurità sono ottimi consiglieri. E, inoltre, ho il vantaggio (o lo svantaggio a secondo dei punti di vista) di essere abituato a dormire poco, anche l’insonnia aiuta…Come vede il più delle volte i segreti hanno soluzioni semplici…».

Lei si occupa di tematiche che non tarderei a definire esoteriche. Cosa rappresenta per lei l’esoterismo? Si reputa un semplice studioso o qualcosa di più?

«Mi pone una domanda davvero molto interessante, ma nello stesso tempo di grande complessità. Mi viene spontaneo, a questo punto, chiarire il significato del sostantivo “esoterismo”, soprattutto in relazione ai miei scritti. Nel linguaggio comune, accade sovente che si pensi alle “tematiche esoteriche” come a qualcosa di occulto e di necessariamente magico, quasi fossero slegate dalla realtà. Al contrario, coloro che masticano certi argomenti, sanno bene che “esoterismo”, pur rimandando ad una “conoscenza riservata a pochi”, in contrapposizione ad “essoterismo” che implica una “conoscenza condivisa”, è un termine composto di derivazione greca, adoperato per la prima volta, in epoca moderna, nella lingua francese, verso la metà del diciottesimo secolo. L’esoterista non è per forza un mago, oppure un “iniziato” a pratiche rituali di un certo tipo, ma semplicemente colui o colei che cerca di comprendere il nucleo più intimo e profondo di una determinata “verità”, sia nel campo religioso che in quello filosofico, non accontentandosi delle apparenze e delle tradizioni di facciata, molto spesso strumentalizzate dai poteri forti di ogni epoca. In questo senso mi definisco uno “studioso” ed un “ricercatore”, chiarendo sempre in tutti i miei scritti che, quando si affrontano tematiche ontologiche di grande spessore, è necessario assumere l’atteggiamento di chi è consapevole di non avere certezze assolute. In definitiva non credo di essere nulla di più che un “curioso ricercatore”».

I suoi romanzi, come il best-seller “Le tenebre dell’anima” e la trilogia “La redenzione di Satana” sono pregni di alta sapienza, ma nello stesso tempo molto scorrevoli. Non è una qualità molto comune. Ne è consapevole?

«Grazie per l’apprezzamento espresso nei confronti dei miei romanzi. Ha menzionato alcuni miei scritti a cui sono profondamente legato. In particolare, “Le tenebre dell’anima” che, pur essendo un testo dalla struttura molto complessa, pieno di simbolismi e di riferimenti trasfigurati, mi ha dato molte soddisfazioni in considerazione anche della traduzione in lingua inglese. Al di là della vicenda apocalittica narrata che sembra coinvolgere l’intero pianeta, si tratta di una vicenda prettamente umana, quasi a voler seguire il percorso di agostiniana memoria, secondo cui tutto ciò che avviene all’esterno non è altro che proiezione della coscienza del singolo. Soltanto il colpo di scena finale,infatti, attribuisce una chiave di lettura unitaria al romanzo. Diversa è la struttura della trilogia “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse) che, pur essendo impostata come un thriller collocato in diversi periodi temporali, affronta più direttamente tematiche religiose e filosofiche. In entrambe le vicende narrative, metodo che peraltro cerco di adattare anche negli scritti saggistici, ho tentato di imprimere un linguaggio immediato e comprensibile alla stragrande maggioranza dei lettori, in modo che il messaggio intrinseco sia “esistenziale” e non solo“didascalico” o “teoretico”. In più, aggiungo che nei testi che ha citato, come in altri, ho utilizzato la tecnica dell’inclusione, ovvero il finale tende a spiegare con maggiore chiarezza il punto d’inizio, quasi si trattasse di un “ritorno” o di un percorso circolare. Quanto alla scorrevolezza espressiva, unita alla complessità degli argomenti trattati, ne sono consapevole nella misura in cui me lo fanno notare e, quando avviene, ne sono davvero contento… Nemo est iudex in re sua».

Secondo lei , le religioni rivelate, o meglio, quelle abramitiche soddisfano a pieno l’innata propensione del singolo allo spirito? Oppure sono, per paradosso, un limite?

«Nella sua intelligente domanda, vi è anche un’implicita e sottile risposta. Peraltro considero questa domanda strettamente legata alla seconda. E mi spiego meglio. Le tre religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo ed Islamismo, qui elencate a seconda della diffusione cronologica, sono chiamate nel linguaggio comune “rivelate”, perché si fondano su testi sacri che sarebbero stati ispirati direttamente da Dio. Sono, poi, definite anche, “religioni confessionali”, in quanto ciascuna delle tre ha una propria struttura ordinamentale, gerarchica e sacerdotale, a cui spetta l’interpretazione dei testi sacri contro ogni deriva verso l’eresia o peggio verso l’apostasia. Non essendo questa la sede per tentare di accennare alle differenze tra le tre pre-citate religioni e senza voler indulgere sulle mie personali posizioni, da ricercatore posso ragionevolmente affermare che nessuna delle tre sia in grado di di soddisfare appieno la propensione del singolo allo spirito, se l’individuo non si avvicina alla conoscenza del divino con l’effettiva volontà di migliorare le proprie abitudini, compiendo un percorso interiore verso un più elevato grado di consapevolezza. Al contrario, le tre religioni abramitiche, pur con le profonde differenze che le contraddistinguono, possono rivelarsi utili, se non pienamente soddisfacenti, con la giusta propensione ed apertura mentale di chi vuole ricercare la verità, senza fermarsi alle apparenze o a ciò che è stato tramandato solo per costume sociale».

Attualmente ha qualche nuovo progetto letterario in mente ? Oppure già lo sta scrivendo?

«A proposito di religioni abramitiche, mi sto occupando della redazione dei primi testi biblici in epoca pre-babelica e della profonda influenza che su di essi hanno avuto le civiltà mesopotamiche, nonché sulle connessioni con altri rituali preistorici diffusi nel bacino del Mediterraneo, in particolare con quelli praticati dalle popolazioni pre-elleniche. In contemporanea, sto approfondendo la mia conoscenza relativa ad alcuni luoghi misteriosi del nostro pianeta che mi piacerebbe rendere in versione narrativa fruibile a tutti».

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