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Avvocata, Questore e Pediatro, disquisizioni sul genere nella lingua italiana

L’Accademia della Crusca è un’istituzione italiana con personalità giuridica pubblica che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana, fondata nel 1582.

È una delle tante propaggini statali che, all’esito dei proclami, non se ne ha la necessità della esistenza.

Molto meglio la Accademia Italiana della Cucina che almeno ha un suo perché nella salvaguardia della tradizione culinaria del nostro bel paese mentre, a quel che sembra, la Accademia delle Crusca segue il vento del politicamente corretto smettendo di essere la paladina e guardiana della nostra bellissima lingua.

Ogni progresso ha origine dalla sfida delle concezioni attuali, e viene eseguito soppiantando le istituzioni esistenti” affermava George Bernard Shaw(1856-1950).

Ebbene, con lo sdoganamento di tali parole anche da parte della Accademia della Crusca in questione, si ha una imitazione maldestra di un progresso che tarda a venire sulla perfetta parità tra uomo e donna sia nei diritti sia nei doveri, laddove diventa fumo negli occhi se non addirittura incenso, vista la sacralità di chi ha fatto tale abominevole sdoganamento.

Per me sono storpiature a cui dovremo, invece, abituarci, ma iniziando a provocare i politicamente corretti a mettere al maschile nomi femminili come pediatro, geometro e via dicendo proprio in ossequio a quella auspicata parità linguistica che sfiora il paradosso e la cacofonia semantica e quindi farli sentire cretini.

C’è un malinteso di fondo e il traino di questo malinteso è parte politica che vede nelle nuove parole il progresso che invece tarda a venire a causa dell’indole sostanzialmente maschilista nell’intimo dell’uomo italiano che a parole sembra rassegnato a questo tentativo di parità, poi al bar, quando sta con gli amici e non ascolta la moglie, torna a sognare di relegare la donna a casa a farle fare uncinetto, cucinare e accudire i bambini.

Quindi la battaglia è serrata.

Da una parte un mondo che intende sorgere su basi nuove cercando di spazzare via il passato sociale e politico e dall’altra questo mondo antico che resiste agli strali di una modernità di facciata.

Tutto sulla scia di cancellare la memoria di un popolo anche dal punto di vista linguistico per abietti motivi di elettorato radical chic e attuare quella omologazione verso il basso che ha disintegrato la lotta di classe.

Non dimentico infatti gli strali delle Boldrini che voleva di fatto radere al suolo il Foro Italico e l’obelisco con la scritta Mussolini, ma che ha avuto nello storico dell’arte di sinistra Montanari il più acerrimo nemico.

Il problema infatti nasce da lì e ne siamo tutti coscienti e la Schlein è la logica conseguenza di questo piattume di ideali perché le questioni non si risolvono solo aggiungendo una vocale al femminile per dare più valore alla donna.

Mi sono infatti interfacciato spesso con avvocati donna – che ancorché di sinistra inorridiscono a farsi chiamare avvocate – che non hanno minimamente intenzione di farsi chiamare in tale modo, ma non perdendo il valore e la professionalità.

Anzi.

Ho avanti i volti di queste guerriere del diritto che spesso toglierebbero il sonno a avvocati maschi ben più mosci sotto ogni punto di vista.

All’interno del dibattito, infatti, per fornire nuova dignità lavorativa alle donne, si dovrebbe concentrare l’attenzione sul ruolo educativo dei padri verso le figlie perché il problema sta lì quando in realtà è distratto e demanda tutto alla madre che la vorrebbe far crescere a sua immagine e somiglianza per condividerne il dolore.

Creando disastri per la gioia degli psicoterapeuti.

Perché ipotizzare un ruolo nuovo del padre nella educazione della figlia alla libertà e alla dignità di persona eleggendola a divino sarebbe un vero atto rivoluzionario e il ritorno alla tradizione nel senso più bello del termine.

Perché la donna è la madre terra e la tradizione, è nata con le civiltà indoeuropee, passata per i Greci e giunta ai nostri giorni perché la donna genera come genera la terra e ruota tutto intorno ad essa.

Ma come il nostro pianeta è sfruttata all’inverosimile e spesso umiliata da maschi deficienti.

Se l’Accademia della Crusca è la depositaria filologica della lingua italiana, risulta inammissibile che permetta – salvo sporadiche eccezioni – l’uso di anglicismi da burini arricchiti e svilendo il suo ruolo petaloso.

Molto più chic dire briefing che riunione.

Difficile infatti far digerire al nostro umbro appenninico anziano che resiste alle intemperie della modernità che avanza tra i nostri colli e nei nostri monti, che deve chiamare una professionista avvocata o addirittura (una provocazione) dottora e facendo sorgere in lui il diritto rurale di bestemmiare.

Ma si è sulla via del non ritorno.

L’accademico Rosario Colucci (276 pubblicazioni, mica le stronzate che scrivo io) ha aperto un dibattito sull’uso non sessista della grammatica italiana nella parola di Dio.

Niente fa già ridere così, ma ha sicuramente accoliti che ne faranno un paladino del politicamente corretto sconvolgendo le Sacre Scritture che si basano sul rapporto uomo- donna, uguali avanti a Dio, ma non avanti all’uomo mediterraneo.

È una vena di follia che pervade la società italiana che ha il suo fulcro sulla falsità di intenti e di proclami che cozzano con le battute ad effetto dimenticando che attualmente la politica italiana ruota intorno a due donne opposte, ma donne di caratura al di là delle idee politiche.

Usare tale termini è il colpo di grazia alla femminilità che svilisce il femminismo che è ben altra cosa, e emergendo un paradosso in considerazione che la professionalità di una donna non ha più valore se si cambia una vocale.

E dovrebbero opporsi a tale ridicolaggine per dignità lavorativa.

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