Intervista a Umberto Chiariello: “Il suo Napoli è la dimostrazione tangibile di un calcio sostenibile, dove non c’è bisogno di mega ingaggi per vincere”
Umberto Chiariello è l’Editorialista “principe” del Napoli Calcio. I suoi editoriali post partita non solo rappresentano un’analisi raffinata e puntuale del match avvenuto, ma sono l’equilibrato mix del professionista competente e del tifoso verace attaccato alla squadra e alla città. In un caotico marasma di palinsesti sportivi dove più che giornalismo, si fa vera e propria lobby politica a favore delle squadre più potenti, Chiariello cerca di rimanere aderente ai fatti.
Vincere uno scudetto a Napoli è qualcosa di speciale. A chi dà il maggiore merito di questa impresa?
“Sicuramente al presidente Aurelio De Laurentiis, è lui il vero artefice di questo capolavoro. È stato l’unico che ha avuto la visione di un calcio diverso, il coraggio di cambiare rotta in un mondo del pallone sempre più scontato e piatto. Il suo Napoli è la dimostrazione tangibile di un calcio sostenibile, dove non c’è bisogno di mega ingaggi per vincere”.
Ad inizio campionato davano il Napoli per spacciato, relegandolo al 5-6 posto in classifica. Lei cosa ha pensato quando sono stati venduti calciatori del calibro di Insigne, Koulibaly, Mertens?
“Onestamente sono rimasto fiducioso. Ho detto, e ribadito, che il Napoli sarebbe arrivato almeno terzo in classifica, dietro le milanesi. A differenza di molti altri, non mi convinse la campagna acquisti della Juventus, che piazzavo dietro la Roma e davanti alla Lazio. Il Napoli, del resto, è stato confermato nei 9/11 del campionato precedente. Kim che sostituiva Koulibaly era già una mezza certezza mentre l’unica incognita, Kvaratskhelia, sappiamo cosa ha dimostrato di essere”.
Esistono ancora dei poteri forti che influenzano il calcio? Le recenti partite di Champions League con il Milan fanno presagire qualcosa di simile.
“So che il Napoli in questi due incontri è stato notevolmente svantaggiato. Al 37’ del primo tempo del ritorno il VAR, che dovrebbe essere un supporto dell’arbitro, all’improvviso si è spento in occasione del fallo di Leao su Lozano che avrebbe decretato un rigore per gli azzurri. È evidente che se il Napoli avesse segnato quel rigore staremmo a parlare di una partita diversa. Per non parlare del match di andata dove una sacrosanta ammonizione di Krunic non data, avrebbe portato quest’ultimo a saltare la sfida al Maradona. Onde evitare queste cose spiacevoli in futuro, andrebbe modificato il regolamento del VAR, per esempio con l’introduzione del Challenge, grazie al quale il team che presume di essere stato danneggiato è legittimato a chiamare una review dell’azione. Non è difficile attuarlo, basta la volontà di farlo”.
Per essere ulteriormente competitive, questa rosa di chi avrebbe bisogno? A mio parere, una grossa pecca è l’assenza di un tiratore di punizioni e di un rigorista.
“Non è facile migliorare questa squadra. Io li confermerei tutti. Al centrocampo ci saranno due dipartite quasi certe, quella di Demme che non è stato quasi mai utilizzato da Spalletti e quella di Ndombelè, che non penso verrà riscattatto per 30 milioni. Davanti probabile anche l’addio di El Chucky Lozano, che ha un monte ingaggi elevato. Mi auspico che i rimpiazzi di questi giocatori possano avere quelle caratteristiche che ad ora mancano: capacità di tirare i calci piazzati e tiri dal dischetto”.
Secondo lei, dopo la vittoria dello scudetto, si può aprire un ciclo?
“Ci sono tutte le carte in tavola per aprire un ciclo di 2/3 anni, ad una condizione, che la squadra resti così come è. La Juve, anche se le hanno momentaneamente restituito i 15 punti, è in grande difficoltà economica così come l’Inter ed il Milan. Le Romane non hanno molti soldi da investire a fronte dei forti debiti contratti. Francamente non vedo dei competitors all’orizzonte e, l’effetto trascinamento che questo terzo scudetto darà, potrà fungere da combustibile per gli anni a venire”.