Intervista alla storico militare Mirko Campochiari: “Siamo passati dallo ‘shock and awe’ della guerra del golfo al ‘multi domain warfare’ dove tutto è integrato”
Lo storico militare Mirko Campochiari è ormai un nome nel panorama italiano di esperti di guerra e di geopolitica. Creatore del canale youtube “Parabellum” scrive su diverse riviste tra cui la rinomata Limes. Rilascia per noi una preziosa intervista grazie alla quale ci spiega in maniera semplice e comprensibile le evoluzioni del concetto di guerra in questi ultimi anni.
Quando è nato il tuo amore per la geopolitica?
“Io nasco come storico militare. Fatte queste premesse, se non hai un’infarinatura minima di geopolitica non puoi occuparti di storia militare. La geopolitica è utile per capire la dimensione sia tattica che strategico-militare. Ricordiamo che la guerra è solo una manifestazione di una volontà politica. Uno dei primi amori letterari in tal senso è stato John Maynard Keynes con il suo ‘Le conseguenze economiche della pace’ del 1919. In questo libro l’autore sottolinea come sia pericoloso infliggere delle pene eccessivamente severe agli sconfitti in guerra (in questo caso la Germania dopo la I guerra mondiale). Tale pensiero è stato ripreso in questi mesi dal Presidente francese Macron in merito all’atteggiamento che l’occidente dovrebbe tenere con la Russia”.
Da qualche anno si parla di guerra ibrida. Cosa significa precisamente?
“In realtà il concetto di guerra ibrida, come lo intendiamo oggi, è più una questione giornalistica. La guerra ibrida esiste da sempre, basti pensare al gladiatore Spartaco, nell’antica Roma e a Lawrence d’Arabia, in tempi più recenti. La guerra ibrida differisce dalla guerra simmetrica (quando ci sono potenze dello stesso rango che si fronteggiano direttamente) poiché utilizza mezzi quali l’intelligence, disinformazione, etc., per abbassare il livello dell’avversario al tuo e renderlo più gestibile. La guerra ibrida si può declinare sia a livello tattico (tecniche di guerriglia, agguati) sia a un livello di più ampio respiro: nell’attuale conflitto i Russi hanno sviluppato molto il concetto di guerra ibrida, basti pensare alla dottrina di Garev, grazie ad un’integrazione delle sfere militari, tecnologiche, informative e diplomatiche. I russi ,per esempio, tra il 2014 e il 2022 truccavano le elezioni in Ucraina per aiutare gli estremisti di destra a salire al potere per giustificare un casus belli”.
Dal tuo punto di vista quali pensatori geopolitici del XX secolo hanno saputo cogliere al meglio le evoluzioni di scenario che si stanno manifestando oggi ?
“Uno tra tutti è il politologo John Mearsheimer. Secondo il suo punto di vista l’atteggiamento di Putin è un prodotto delle avventate politiche occidentali. In questi anni i paesi occidentali hanno sottovalutato l’importanza che poteva rivestire l’Ucraina in relazione all’egemonia regionale russa. E’ stato estremamente critico verso la politica NeoCon che attaccando paesi satelliti russi (vedasi in primis la Siria) ha accellerato il processo di scontro con quest’ultima. Altri pensatori importanti sicuramente sono stati Friedman, Pozner e Brzezinski. Quest’ultimo aveva previsto che un eventuale ritiro statunitense dall’Afghanistan avrebbe portato la Russia a muoversi militarmente. Per quanto riguarda la politica degli USA degli ultimi 20 anni è interessante vedere nell’intervista rilasciata dal generale americano Wesley Clark (https://www.youtube.com/watch?v=PbbtNTLjmpA&ab_channel=TrustNoMan) come, a volte, è solo una volontà di potenza fine a sè stessa che muove le grandi potenze”.
Non voglio assolutamente entrare nel merito del conflitto russo-ucraino, ma una domanda mi sorge spontanea. Perché questa esasperata ostinazione da entrambe le parti?
“Dal punto di vista ucraino è una battaglia per l’esistenza, un vero e proprio ‘Risorgimento ucraino’. Putin inizia l’operazione speciale dicendo che l’Ucraina non esiste, per paradosso l’ha creata! La paura dei russi è stata quella di un’infezione culturale occidentale dell’Ucraina che avrebbe potuto, in maniera modulare, essere esportata sia in Bielorussia sia in Russia. La battaglia attuale per il Cremlino fa riferimento all’egemonia culturale e spirituale della madre Russia sui ‘piccoli russi’. Se fino al secolo scorso di parlava di panslavismo oggi può ,a ragione, parlare di panrussismo”.
Secondo te, come verrà combattuta la guerra di un futuro prossimo ?
“Sicuramente con droni e carrarmati, senza uomo, dotati di alta tecnologia. I nuovi carri armati, per esempio, hanno un lancia droni che funge da ricognizione per il supporto all’artiglieria. I caccia di sesta generazione, invece, avranno un’unità di droni pronti a difenderli o ad attaccare altri caccia. Siamo passati dallo ‘shock and awe’ della guerra del golfo al ‘multi domain warfare’ dove tutto è integrato: il carro armato lancia un drone che, collegato ad un satellite riesce a supportare se stesso e ad interagire con le forze di aria, di terra e di mare, ad una velocità incredibile. L’elemento umano sarà sempre importante, difatti già sono operative un insieme di truppe che con i droni interagiscono con altri altri reparti dell’esercito per indicare ‘on time’ il campo di battaglia”.