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Fratello Sole e sorella Luna

Sappiamo al meglio che il 4 ottobre è la festa del patrono d’Italia san Francesco, nato in Umbria e motivo di orgoglio della nostra regione che ha dato anche i natali al patrono d’Europa san Benedetto da Norcia.

Di san Francesco si è letto e scritto di tutto e ci sono stati anche tanti film tra cui quello di Zeffirelli che ha per titolo quello di questo modestissimo articolo.

Inutile anche parlare della sua città natale Assisi, conosciuta in tutto il mondo anche per essere scrigno di tanta bellezza ma – ahimè – anche di tanti turisti, per cui mi limito a dare una interpretazione laica di detto santo che ha segnato in maniera epocale un periodo storico particolare del basso medio evo.

Era figlio di un commerciante e di una donna francese, cosa che si sa da più di 800 anni, ma questione passata un po’ sottotraccia per quello che voglio esprimere con il presente articolo e cioè che con san Francesco è nato l’uomo nuovo e moderno e spiego il perché.

Presumibilmente – se non certo – san Francesco ha subìto la grande influenza spirituale della madre cui era legatissimo e anticipando le paturnie sessuali di Freud, una madre che era appunto francese e quindi permeata dell’ amor cortese che si era affacciato nelle corti provenzali dell’epoca e ammantando il tutto in una delicatezza di fondo che se da una parte aveva in Dante Alighieri il rappresentante più eclatante di tale modo di sentire che sfociò nel dolce stilnovo, dall’altra l’aver travasato l’amor cortese stesso nella Fede ha comportato che san Francesco divenisse quello che tutt’ora è.

Il santo per eccellenza.

Sostanzialmente con l’ amor cortese si ebbe una diversa concezione della donna, vera principessa della poesia del tempo e quindi – già per questo-modernissimo e innovativo.

Questa soavità di fondo di san Francesco ha comportato anche un diverso approccio alla vita e verso l’universo e suscitando in lui una diversa conversione che non ha nulla a che vedere con il misogino san Paolo.

La concezione del Creato di san Francesco lo ha reso il primo portavoce di tutela della natura, ma ammantava il tutto con un ascetismo capito male e tardi da parte di molti.

Incontrò un sultano di cui mi sfugge il nome e che cercò di convertire al Cristianesimo, ma al contempo si presume che ebbe un approccio con i grandi mistici dell’Islam che sono i maestri sufi di cui Rumi è il massimo cantore antico e quello attuale Khalil Gibran immenso.

Se si legge san Francesco e Rumi ci si accorge che le tematiche dell’amore universale erano le stesse e affrontate in modo quasi identico – le poesia dedicate al Sole – a motivo del quale qualcuno ha obiettato che il nostro patrono è stato incamerato con furbizia dal Cattolicesimo perché innovativo e salvifico per la Chiesa stessa, quando in realtà era uno spirito talmente superiore che non poteva accontentarsi di un solo Dio, ma di un Dio di tutti i credenti a vario titolo tanto che con san Francesco è stato gettato un ponte tra Islam e Cristianesimo dal punto di vista teologico.

E questo che ha fatto la differenza, questa diversa concezione del Creato e di amore universale che, rapportato al tempo in cui fu elaborato, è stato dirompente tanto che – paradossalmente – la nascita dell’evo moderno non coinciderebbe con la scoperta dell’America nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo in quanto non pensava di aver scoperto un nuovo continente, ma con la morte e all’eredità di san Francesco e al suo messaggio tramutato in evangelico.

Per cui un santo innovativo al di là delle frontiere anche mentali con una particolare predilezione verso la meditazione al pari degli stiliti o dei Padri del Deserto ma ,a differenza di questi, non venendo ad essere stato considerato un eretico – tutt’altro – se non invece come innovatore di un Chiesa che si stava perdendo dietro il culto di se stessa in una sorta di neopaganesimo.

Oggi rimane poco dell’insegnamento di san Francesco a livello interiore di un credente che evangelizza se stesso e al diverso sguardo di insieme che dovrebbe avere verso il mondo ma non cercando di cambiare quest’ultimo ma qualcosa di ben più difficile ed articolato che è il proprio spirito.

Ne consegue, proprio per il suo spirito, che san Francesco incarna oggi l’individuo primordiale per eccellenza proprio per questa ricerca costante di migliorare se stessi.

Potete immaginare che, con una visione così distorta, ma meravigliosa, è stato un miracolo che non sia finito al rogo ma certo è che se tornasse nella vita terrena oggi ci sarebbe qualcuno che gli prescriverebbe un trattamento sanitario obbligatorio perché ritenuto pazzo.

Forse una vena di follia lo permeava, ma una follia controllata alla Alda Merini e sintetizzata – per me – nell’anarchia della mente e il rilascio di pensieri e parole in libertà come definire fratello il Sole e sorella la Luna.

Oggi invece abbiamo una deriva – salvo pochi illuminati che vogliono migliorarsi – dello spirito Francescano e dell’Ordine di riferimento che – da semplice ordine votato alla povertà – si è tramutato in strumento politico ed economico di una Chiesa che non capisce più nulla perché impaurita per il suo futuro non accorgendosi che si sta sgretolando la pietra d’angolo su cui Pietro l’ha fondata.

E se non si attualizza il pensiero di san Francesco, se da una parte non si salva il Creato, dall’altra la Chiesa è destinata a morire come istituzione di un pensiero originale venendo invasa dai mercanti del tempio e scacciando quel barlume di misericordia che invece dovrebbe essere il totem silente di chi si alza dal letto ogni giorno con occhi che devono essere sempre nuovi verso se stessi con rinnovato stupore.

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