L’artista iraniana Afarin Sajedi, celebrata per le sue opere evocative e culturalmente ricche, ha incantato il pubblico romano con la sua ultima mostra. Intitolata “Bon Appétit”, la collezione ha promesso un’esperienza coinvolgente, dando vita a una fusione di ispirazione rinascimentale con sensibilità moderne. La mostra è stata esposta in Dorothy Circus Gallery a Roma, in via dei Pettinari 76, dal 13 ottobre al 10 novembre 2023.
Afarin Sajedi è nata nel 1979 a Shiraz, Iran e ha studiato alla Azad University di Tehran. Attraverso un approfondito studio del rinascimento italiano Sajedi ha formato il suo gusto ed ha elaborato il suo stile prendendo ispirazione dalla storia dell’arte europea e dai grandi maestri dell’arte e della letteratura tra cui in particolare Gustav Klimt e Heinrich Boll.
Le donne di Afarin, dipinte in tecnica realistica su tele enormi e dai fondi omogenei, appaiono come immerse in un profondo mare di silenzio. Centrale nel suo racconto è la donna e il suo coraggio. I dipinti e i personaggi di Afarin Sajedi, intensi e ironici, evocano nello stesso momento le sfumature elaborate dei drammi shakespeariani, e di Lars von Trier, e le surreali avventure di Cervantes e Calvino.
Le donne di Sajedi sfoggiano le più bizzarre acconciature e hanno sguardi bagnati, labbra cremisi e guance arrossate, a rivelare il conflitto interno che le donne vivono tra amore e speranza, forza e paura in un pattern emozionale che rispecchia l’esperienza femminile e ne esplora psicologia e spiritualità. Occhi, chiusi o aperti, come simbolo del desiderio di guardare oltre ciò che vediamo.
Nell’arte di Sajedi prevale la forza del cambiamento, leggibile nel simbolismo dei pesci con cui l’artista allude ai sentimenti, e al desiderio irrefrenabile di potersi muovere liberi nella propria immaginazione, senza filtri né restrizioni. Sajedi ha partecipato a numerose mostre internazionali collettive e personali dal 2015 Sajedi è stata riconosciuta come talento eccezionale e premiata con una Residenza d’Artista dalla La Citè Internationale Des Arts di Parigi, la città dove oggi vive e lavora.
La genialità artistica di Sajedi ha brillato in “Bon appétit”, un arazzo intessuto con riferimenti culturali e ha adornato di dettagli stravaganti. Ogni opera ha risuonato con emozioni profonde, invitando gli spettatori a immergersi nei complessi strati di significato accuratamente intrecciati con ciascun simbolo scelto meticolosamente dall’artista per le sue composizioni complesse.
Un tratto distintivo delle ultime creazioni di Sajedi è stata l‘infusione di una paletta di colori ispirata al rococò. Questa scelta amplifica l’impatto dei temi cari alla femminilità, che hanno sempre occupato un posto speciale nel cuore dell’artista. Attraverso la sua rappresentazione distintiva di personaggi vestiti con costumi elaborati e non convenzionali, Sajedi non solo ha celebrato la loro forza e resilienza, ma ha riflettuto anche il suo temperamento appassionato e la sua eredità culturale.
Dopo essersi recentemente immersa nel vibrante mondo artistico di Parigi, l’opera di Sajedi ora ha sprigionato una vitalità e una libertà ritrovate che ricordano lo spirito innovativo di Maria Antonietta. Questo parallelo sottile ha offerto una reinterpretazione delle donne del XVIII secolo, fungendo anche da profonda riflessione sullo stato contemporaneo delle donne in tutto il mondo.
Questa energia rivitalizzata, tangibile ha costituito un ponte tra le radici persiane di Sajedi e le influenze cosmopolite dell’ambiente in cui attualmente si trova. Con una narrazione magistrale, Sajedi ha presentato una storia di ironia struggente, mettendo il suo cuore a nudo e invitando gli spettatori a partecipare al banchetto con una dichiarazione audace dalle labbra cremisi: “Bon Appétit”.
L’arte di Sajedi è trascesa i confini convenzionali, approfondendo le sfere dell’emozione e dell’introspezione culturale. Con un tocco delicato, ha trasmesso il suo messaggio con una miscela di onestà cruda e spirito sottile, creando un tableau affascinante che ha sfidato le percezioni e ha agitato l’anima. Ogni pezzo di questa collezione è stata una testimonianza della capacità di Sajedi di infondere il suo lavoro con strati di significato, provocando una riflessione ponderata. La contrapposizione di vulnerabilità e coraggio è stata tangibile, invitando gli spettatori a impegnarsi in un dialogo che è stato allo stesso tempo intimo e audace.
Attraverso il simbolismo del cuore e l’atto rituale del pranzo, Sajedi ci ha spinti a confrontarci con i nostri appetiti, desideri e fragilità. La sua dichiarazione dalle labbra rosse ha portato con sé un complesso intreccio di invito e provocazione, sfidandoci a prendere parte all’esperienza viscerale della sua arte.
In modo intrigante, Sajedi ha utilizzato un linguaggio unico di simboli, dove fiori, carne e sangue fungono da potenti metafore per la natura effimera della vita. Ogni elemento ha agito come un toccante ricordo dell’essenza fugace dell’esistenza e della natura profonda, spesso controversa, dell’umanità. “Bon Appétit” sarà un’esperienza trasformativa per i collezionisti e gli appassionati d’arte, offrendo un affascinante viaggio attraverso la ricca trama della visione creativa di Afarin Sajedi. Questa mostra è stata una testimonianza della dedizione incrollabile di Sajedi nel superare i limiti artistici e della sua capacità di suscitare emozioni potenti attraverso la sua arte.