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La Suprema Cassazione dei social

Per il lavoro che svolgo che implica un contatto quotidiano con la società e anche per gli anni che ho, mi accorgo che- anziché diventare disincantato- ancora mi illudo che al mondo ci siano persone intelligenti e sappiano ragionare con la loro testa quando in realtà, leggendo i social, devo constatare che la stragrande maggioranza degli utenti recepisce asetticamente i dati che vengono loro forniti e andando quindi a commentare negativamente e definitivamente ogni fatto di sangue e sancendo la inappellabilità di una sentenza emessa dal Tribunale di Facebook che diventa definitiva come la Corte di Cassazione.

Lo spunto del presente articolo nasce dalla condanna a 17 anni del gioielliere Roggero che ha ammazzato due rapinatori e ferito un terzo e con il popolo di Facebook che, sulla scia di un nuovo neofascismo folcloristico, ma altrettanto drammatico, ha tuonato contro la magistratura in maniera vergognosa e con epiteti degni di indagini penali.

Io sto con il gioielliere” è il mantra che viene postato anche da persone che ho sempre ritenute intelligenti ma sancendo la loro imbecillità a me nascosta.

Questo perché mi sono sempre domandato come possano gli utenti di tale social dare un giudizio inappellabile senza aver letto le carte processuali o letto le motivazioni di una sentenza tenuto conto che – cosa drammatica – tali giudizi negativi arrivino anche da avvocati che sono garantisti a corrente alternata nel senso che se sono parte civile per una persona offesa dal reato auspicano quasi la pena di morte e il giorno dopo se sono difensori di qualche imputato si accorgono che nella notte hanno avuto una conversione sulla via di Damasco e si scoprono garantisti a tutto tondo.

Avvocati che dovrebbero restituire la laurea se avessero dignità professionale perché mi risulta illogico dire la propria senza aver letto nulla dato che è la loro bellissima professione.

Il termine garantista vuol dire tutto e non vuole dire nulla nel senso che, esserlo, significa appellarsi alle garanzie di legge e costituzionali nella applicazione della legge penale, quando in realtà e secondo me, garantista è solo sinonimo di intimo equilibrio.

μηδὲν ἄγαν diceva l’oracolo di Delfi in Grecia: niente di eccessivo.

Due parole che incutono, in persone perbene, il miraggio di una saggezza che tarda a venire in ognuno di noi.

I commenti sono stati deleteri nel senso che molti hanno detto che se la sono cercata i rapinatori, altri che applaudono alla uccisione dei due derelitti, altri ancora che godono della sostituzione di una Giustizia fai da te in luogo alla magistratura.

Su tutto i giornali – quelli di questa becero destra – che alimentano questo cursus honorum verso il basso in funzione di critica politica e non come giusta informazione giornalistica.

Questo perché se si vede il video del gioielliere si capisce bene che non ha usato la legittima difesa ma è stato- tecnicamente – un brutale assassino accecato dall’ira (le attenuanti) perché se insegui i ladri e li ammazzi, non ti stai difendendo, ma stai applicando una giustizia arcaica e primordiale che deve essere giustamente punita.

Perché la legittima difesa è la reazione proporzionata ad una minaccia che viene ad essere evitata con la legittima reazione.

Invece ha sparato alle spalle, tra l’altro, dimostrando che è anche un uomo sui generis per non usare altra definizione per non prendermi una querela e mettere nei guai il mio direttore e l’editore.

Ora, non pretendo che si sia avvocati per dare il giusto peso alla questione ma – secondo me – 17 anni di reclusione sono stati anche pochi perché sicuramente è stato difeso bene nelle aule di giustizia.

Rimane indubbio che c’è uno scollamento tra ciò che chiede il popolo e cioè la certezza della pena e la risposta della magistratura che spesso tarda a venire o fornisce delucidazioni sui generis e alimentando questo sentimento di risentimento verso la magistratura da parte di un popolo rozzo e ignorante nel senso di non sapere le leggi e le dinamiche applicative.

In realtà, lungi da me difenderla a prescindere, ritengo che questo astio alimentato verso la magistratura non può trovare – almeno da parte mia – una sponda valida perché ho sempre ritenuto che ad una verità sostanziale non ci sia sempre la sovrapposizione di una verità nelle carte processuali ma ritengo che, agli occhi nostri, dare giudizi senza aver neanche letto il capo di imputazione sia veramente da somari.

Su tutto la grande malafede di tanti laddove mi capita spesso di essere considerato di sinistra se prendo posizioni da garantista anziché abbandonarmi ai proclami della destra che vorrebbe uno Stato quanto meno di polizia e riempire le carceri in maniera ossessiva o il ritorno alla pena di morte.

E questo, in uno stato di diritto, non va bene dal momento che, come afferma l’articolo 27 della Costituzione, il carcere deve avere la funzione rieducativa che viene a mancare dal momento che i delinquenti stano in gabbia di 5 metri per 5 in sei persone.

Rimane quindi il dubbio – alimentato da un magistratura che dovrebbe emettere comunicati stampa per spiegare certe decisioni che hanno risonanza mediatica – che la giustizia non venga amministrata bene e facendo passare il deleterio messaggio che il cittadino non venga tutelato.

In realtà la condanna del gioielliere è, invece, la conferma che non si seguono i pruriti del popolo ma dare garanzie che la legge venga applicata.

Mi viene in mente l’Antigone di Sofocle che ebbe ad affermare che nulla di più terribile che un giudice equo emetta una sentenza iniqua.

Nel V secolo avanti Cristo, pensate un po’.

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