Poche settimane fa scrissi un articolo sul bellissimo film di Paola Cortellesi che ebbi ad andare a vedere.
Non sto qui a rammentare l’analisi di detto film perché non sono un critico cinematografico, ma solo una persona che ragiona con concetti semplici come mi è piaciuto/non mi è piaciuto.
E il film mi è piaciuto molto al pari della Cortellesi verso cui ho nutrito una grande ammirazione sino a pochissimi giorni fa.
La predetta regista e attrice è stata invitata alla Università LUISS (una delle più prestigiose in Italia) a tenere una lectio magistralis agli studenti.
A me la questione fa già ridere così dal momento che, sino a poco tempo fa, quando in una università si doveva tenere una lectio magistralis si chiamavano scienziati, giuristi di chiara fama, scrittori apicali, studiosi di una qualche materia e via dicendo e non certo una cabarettista trasformatasi in attrice e regista di successo.
Ma i tempi cambiano e cambia anche il mondo universitario laddove si cerca di scimmiottare ciò che accade negli atenei statunitensi dove si cerca il consenso degli studenti e non l’apprezzamento dell’insegnamento universitario che si fornisce loro.
Una bella differenza tra una lectio magistralis di un Umberto Eco o Marcello Veneziani e di Paola Cortellesi, ma tant’è.
Superato il trauma di assistere ad una debacle umanistica del sistema universitario italiano, ho sperato che il suo intervento fosse – al pari del suo bellissimo film – una analisi storica del rapporto di coppia senza tentennamenti e non adeguandosi al politicamente corretto che sta ammazzando non tanto la società italiana, quanto il pensiero libero.
Il politicamente corretto è una sorta di collettivizzazione del pensiero unico che crea una globalizzazione tarata sul pensiero dominante in cui si deve sostanzialmente stupire l’interlocutore nel far tacere gli impulsi di offesa nel senso che, l’eccessivo politicamente corretto, se da una parte comporta la tutela di una determinata categoria, dall’altra mortifica il potenziale mortificante facendolo sentire inadeguato.
Ne consegue che il politicamente corretto è sostanzialmente inesistente perché tanto c’è qualcuno che si sente offeso a prescindere, non a livello fonetico, ma a livello di intelletto.
La nostra campionessa, in un rigurgito da radical chic, ha analizzato il cartone animato di Biancaneve e i 7 nani come la sottomissione di una donna che fa la colf all’uomo.
Ha detto anche altre belle amenità che non sto qui ad evidenziare, non tanto per rabbia, quanto per non scoppiare a ridere.
La constatazione svolta se sembra pregnata di una sensibilità di donna quale soggetto debole da tutelare a prescindere, in realtà alimenta quello che sta accadendo nella società attuale che è una guerra civile emotiva tra uomo e donna dove il primo sta perdendo amaramente terreno verso la donna che si sta mascolinizzando sotto ogni punto di vista quasi una sostituzione etnica, non tanto per avere le stesse libertà dell’uomo, quanto per maldestra imitazione dello stesso che svilisce questo femminismo pecoreccio.
Per me la Cortellesi, al di là del consenso che vuole avere come paladina delle donne soggiogate dall’uomo cretino, denota non tanto che essere una radical chic allontana il popolo da un ideale di sinistra sana ed operaia, quanto la capacità di non saper cogliere il valore di una fiaba figlia del tempo e su cui siamo cresciuti tutti.
Il voler dare una interpretazione in chiave politica di qualcosa che si perde oramai nel tempo è sempre legittimo a patto che non si dicano puttanate funzionali al proprio smisurato ego che consiste nella voglia di stupire lasciando il segno.
Mi aspetto che il film Up, sempre della Pixar, dove si racconta la storia delicata tra un anziano vedovo e uno scout, venga interpretato dalla Cortellesi come un messaggio subliminale di pedofilia perché questo è l’andazzo attuale di queste nuove interpretazioni sociologiche.
Ma attenzione.
I sociologi – salvo rare eccezioni – forniscono interpretazioni che non sono valide per tutte le stagioni e spesso sono frutto non di una analisi asettica, ma filtrato da un ideale politico.
Per me, che non sono grazie a Dio sociologo, Biancaneve la interpreto in altra maniera senza che ciò significhi che la mia interpretazione sia giusta perché mi sentirei Cortelletizzato.
Sono i 7 nani che ruotano intorno alla figura di Biancaneve che li ha sostanzialmente in pugno e trattando gli stessi come dei piccoli ritardati che hanno bisogno di protezione, non di essere accuditi come colf.
Perché è questo che si capta se non si hanno pregiudizi.
Ma purtroppo la strada è segnata e la Cortellesi se da una parte svilisce con affermazioni fuori luogo la sua caratura di donna emancipata, dall’altra diventa l’uomo che fa proclami fuori dal tempo e andando ad incarnare ciò che diceva Pier Paolo Pasolini: “Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone”.
Donne che combattono l’uomo per sostituirsi a lui.