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Elodie, tra arte dello spogliarsi e riscatto sociale

Elodie è una cantante di cui non ho sentito neanche una canzone, non per mio rifiuto verso la stessa, ma quanto perché sono cresciuto a pane e Rolling Stones a motivo del quale la musica italiana non è nelle mie corde.

Ma su Facebook mi fermo sempre a vedere le sue immagini perché è più piacevole vedere lei in abiti leggermente discinti che il volto della Meloni o della Schlein.

Soprattutto la mattina prima di prendere il caffè.

È, per i miei parametri senili, indubbiamente una bella ragazza con un bel viso selvaggio e un corpo di non poco conto.

Ma è anche oggetto di insulti e di porcate ogni volta che posta il suo lato B da parte di uomini (le porcate) e donne (gli insulti) che denotano che la poesia di Fedro la volpe e l’uva è di una attualità disarmante.

Ora, al di là che a livello sociologico c’è il patetico tentativo da parte di tanti di evitare la mercificazione del corpo, in realtà sui social è un trionfo quasi culinario di tette e sederi magnifici in bella mostra che hanno il precipuo scopo di far concentrare l’attenzione del gallo italico su sogni da cui siamo tagliati tutti fuori.

In più, nel mio caso, il fattore anagrafico con tutte le conseguenze connesse, diventa un mantra di fallimento erotico e il golem di antichi ricordi di gioventù.

Come sono tagliate fuori le donne chiattone che la insultano perché in cuor loro la invidiano.

Ma ciò non toglie che rimane – l’osservazione – uno/due secondi di leggerezza.

La sorte di Elodie è sintetizzata in una recente intervista al Corriere della Sera in cui parla dei genitori tossici, in una casa un po’ così, in un palazzo un po’ così, in un quartiere un po’ così.

Nata – da quel che mi è parso di capire – in una famiglia non al top e in un ambiente generale al limite.

Per parafrasare la sinistra, nata dalla parte del mondo sbagliato.

Ne consegue una infanzia presumibilmente difficile di cui ha memoria recente perché è giovane.

Ora è assolutamente normale che una ragazza di bella presenza, al di là delle doti canore o meno, sia ospite su barche belle o in alberghi lussuosi perché anche l’occhio vuole la sua parte e la stessa viene preferita ad una stagionata Orietta Berti non tanto perché quest’ultima adesso ha 81 anni, quanto perché se il gallo italico non si mostra con la bella figliola che diventa preda, si tramuta in un sostanziale cappone buono per fare il brodo a Natale.

Il tutto per santificare il concetto di machismo becero e – diciamolo – anche un po’ burino.

Alle critiche che le vengono rivolte, Elodie fa giustamente spallucce rivendicando il suo diritto sacrosanto di fare come meglio ritenga opportuno con la roba sua al punto che amplifica le reazioni sia delle donne invidiose sia dei maschi repressi che tramutano il tutto in battaglia politica quando in realtà si dedicano di nascosto dalla moglie all’onanismo.

Se si ragiona in maniera però un po’ più articolata, lo spogliarsi di Elodie non è uno sdoganamento del proprio (bel) corpo, ma l’esercizio di un riscatto sociale di una ex povera diavola che con fatica emotiva sta risalendo la scala sociale per non essere più la cafona di Ignazio Silone, ma tramutarsi nella principessa Torlonia di Fontamara.

Cosa che non viene perdonata dal popolo bue che non sopporta chi abbia successo anche grazie a un bel sedere o occhi da cerbiatta.

Questo perché il riscatto sociale, che non deve divenire vendetta, è il fulcro di una lotta di classe che non c’è più in considerazione che il concetto di Marx e Engels proletari di tutto il mondo, unitevi! è stato sostituito con il ben più pregnante consumatori di tutto il mondo unitevi con il laconico risultato che c’è un appiattimento verso il basso mortificante.

Se da una parte Junger affermava il valore dell’individuo nel Trattato del ribelle con il passaggio al bosco per rifuggire da una sostanziale comunità omologata da leggi errate per farsele di proprie, Elodie non solo ha attuato il valore del riscatto sociale che consiste anche di non pagare il mutuo di una nuova casa senza gravare sui genitori grazie ai suoi proventi, ma anche riaffermato il suo passaggio nel bosco per seguire una sola legge: la propria.

E ciò non è capito da nessuno salvo pochi eletti che vanno al di là del sedere o delle tette di Elodie che se da una parte riafferma una sua identità come donna che può permettersi di mostrare, dall’altra ha ribadito un concetto di libertà che fa svanire i proclami uterini da menopausa delle femministe de noantri.

Perché, secondo me, le persone per bene, dovrebbero gioire se qualcuno si tramuta in principessa Torlonia e cercando di imitarla non tanto negli atteggiamenti, quanto nella determinazione di avere il riscatto sociale.

Ma siamo in Italia dove prevale il collettivo anziché l’individuo e nulla diventa di più terribile e imperdonabile – agli occhi dei compatrioti – che una persona che mostra le sue beltà, abbia schei dimenticando da dove proviene.

E vanificando la misericordia sociale.

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